Il dramma di una 15enne britannica elettroipersensibile finisce in tragedia. Per alcuni studi: «Non è una tecnologia inoffensiva», ma per le autorità «non ci sono prove». Lo “Sportello dei Diritti”: occorrono studi indipendenti e affidabili per eliminare ogni dubbio circa i pericoli per la salute ed eventualmente trovare adeguate precauzioni contro i rischi
Una serie di sintomi che l’hanno lentamente logorata: emicrania lancinante, stanchezza e problemi alla vescica. La povera ragazzina Debbie Fry, di 15 anni, del Gloucestershire nel Regno Unito, pativa questi effetti ogni qualvolta si trovasse nelle vicinanze di un router wireless.Una condizione dolorosa e praticamente costante che non si placava nemmeno durante i suoi sporadici ricoveri in ospedale. Così consumata da tali malesseri, nel 2015 la giovane la faceva finita, togliendosi la vita nei boschi non lontano da casa sua. Per quanto sostenuto dalla madre, la ragazza soffriva di elettroipersensibilita (o Ehs) sindrome che colpisce una sparuta minoranza della popolazione e che attualmente non è riconosciuta come una vera e propria malattia dall’Oms. Per chi soffre di Ehs, secondo quanto sostenuto da alcuni esperti in materia, trovarsi in presenza di campi magnetici, elettrici o elettromagnetici costituisce causa di forte sofferenza. Il patologo legale che si è occupato dell’autopsia, però, non ha potuto stabilire né se la giovane ne soffrisse davvero né se a causa della sua morte vi fosse proprio la Ehs. La signora Fry dal canto ha espresso alcune sue certezze: «Stava male a casa e così abbiamo staccato il modem e la situazione è migliorata, a scuola e in altri luoghi dove c’era una connessione continuava a soffrire. Ci dicono che si tratta di una tecnologia inoffensiva ma io non ne sono affatto convinta», ha raccontato al portale GloucestershireLive. A seguito della propria tragedia familiare e degli approfondimenti con esperti, la donna ha iniziato a manifestare attivamente tenendo comizi in tutto il Regno Unito contro l’uso della wi-fi chiedendo che venga rimossa dagli edifici pubblici e soprattutto dagli ospedali: «Mettono una cosa che fa ammalare in un posto pieno di malati, è una follia».Il Sistema sanitario nazionale britannico (Nhs), al contrario ha sostenuto di non essere convinto che la presenza di reti senza fili possa veramente causare rischi per la salute delle persone. In ogni caso, al di là dei diversi pareri in materia, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti, occorre che le istituzioni europee e nazionali che si occupano di salute, si affidino a studi indipendenti e affidabili per eliminare ogni dubbio circa i pericoli per la collettività ed eventualmente trovare adeguate precauzioni contro i rischi.
C.S. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”