Secondo uno studio condotto presso lo Scripps Research Institute di La Jolla, in California, sarebbe stato scoperto un potenziale farmaco che permetterebbe il riequilibrio dell’attività neurale, un aspetto fondamentale legato anche all’autismo. Infatti, secondo i dati raccolti tramite i primi test dello studio californiano, il farmaco (nitrosinaptina) potrebbe ripristinare il corretto funzionamento dei neuroni, sia per le persone affetta da Alzheimer che da autismo. Una svolta scientifica senza precedenti, in grado di curare tale disturbo in tutte le sue forme. Ma se da una parte quella della ricerca scientifica resta una speranza ancora astratta, dall’altra vi è l’urgente bisogno di colmare quelle lacune che lasciano la società ferma, davanti ad alcuni ostacoli. In Italia, ancora oggi, l’autismo non solo è un tabù, ma viene trattato con distacco soprattutto a discapito di bambini e genitori, che affrontano da soli e con grande difficoltà anche il più semplice atto quotidiano, come la sfera ludica. Nonostante i limiti riscontrati, è da evidenziare come in alcune realtà, le barriere dell’autismo possono essere superate attraverso l’approfondimento e il coraggio. Proprio come accade a Napoli, dove i proprietari di un esercizio commerciale hanno dato il via ad un progetto che vede protagonisti i giocattoli-strumento per bambini affetti da autismo. Vincenzo Agliottone e la moglie Marianna Troise, giocattolai e ideatori del progetto, hanno puntato tutto sulla loro esperienza e sulla voglia di andare oltre quella linea di confine che tende ad estromettere le famiglie con bimbi autistici: “Qualche anno fa, io e mia moglie Marianna, abbiamo avuto la sensazione che alcune famiglie venissero da noi alla ricerca di strumenti diversi da quelli che conoscevamo, questo perché i loro bambini affetti da autismo avevano bisogno di altri giochi. Così abbiamo deciso di intraprendere un percorso formativo trasversale che ci ha portati a creare una selezione di giocattoli meravigliosi, scelti in collaborazione con mamme e terapisti. PLAY TOGETHER SPECIAL CHILDREN, questo il nome del progetto, ha dato vita ad una vera rivoluzione, stravolgendo quelle regole secondo le quali questi bambini non avessero diritto al gioco. C’ è molta confusione, dalla diagnosi alle terapie.” – continua Agliottone, ponendo l’accento sul rapporto famiglie-società – “Le scuole non sono pronte e le istituzioni ancora devono chiarire le priorità, mentre le famiglie fanno fatica a reperire strumenti-gioco. Continuiamo a formarci, approfondendo tutto ciò che riguarda il mondo degli autismi. Ci sono diversi modelli di intervento, ognuno dei quali utilizza metodi diversi e naturalmente termini diversi creati dalla comunità scientifica quindi non comprensibili a tutti. Noi rimescoliamo e reinventiamo le regole con mamme, terapisti a supporto e una parallela conoscenza, è solo così che tutto funziona”.