Venezia: l’Arte di Damien Hirst in mostra a Palazzo Grassi

Damien Hirst (1965) artista contemporaneo britannico, capofila del gruppo Young British Artists sarà a Venezia questo inverno e mostrerà le sue opere presso il Palazzo Grassi. La Morte è il tema centrale dell’arte di Damien Hirst, noto soprattutto per una serie di opere contraddittorie e provocanti, tra cui corpi di animali imbalsamati e immersi in formaldeide, vetrine con pillole o strumenti chirurgici e “mandala” costituiti di farfalle multicolori. Il manifesto della sua poetica è “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living” (“L’Impossibilità Fisica della Morte nella Mente di un Vivo”) consistente in uno squalo tigre di oltre 4 metri posto in formaldeide dentro una vetrina. Spesso le opere di Hirst hanno più significato nel titolo che nella realizzazione in sé, perché l’artista tenta di interrogarsi sul senso dell’esistenza e sulle prospettive umane della mortalità, su come esorcizzare la Morte attraverso lo strumento della medicina e della religione. Nella mostra che si terrà a Venezia il tema sarà: Treasures from the Wreck of the Unbelievable,  che rimarrà fino al 3 di dicembre. La mostra espone 189 oggetti recuperati da questo vascello, ritrovato dagli archeologi nel 2008 e a cui Hirst si è interessato finanziando le delicate operazioni di recupero e di restauro. In realtà, com’è volutamente evidente da subito, tutti gli oggetti sono stati realizzati da Hirst e dai suoi collaboratori, mescolando materiali antichi e contemporanei, come il bronzo e l’oro con l’acciaio e i LED, e busti di divinità egizie, greche e induiste con statue di Topolino e Pippo, modellini dei Transformers, Mowgli che gioca con l’orso Baloo e due autoritratti di Hirst che si spaccia per Cif Amotan, il proprietario della barca affondata. L’opera è un gioco, una metafora e una critica al mondo dell’arte, oltre che la creazione di un grande mito: come ha detto lo stesso Hirst, «tutto sta in quel che volete credere». La mostra inizia idealmente a Punta della Dogana, una struttura costruita nel Diciassettesimo secolo e che assomiglia alla prua di una nave, dove vengono ospitate le statue più monumentali e non ancora sottoposte ad alcun tipo di pulitura o restauro, ancora ricoperte di finti coralli e conchiglie, e corrose dal mare. Si apre con un calendario bronzeo che ricorda la Piedra del Sol, uno dei calendari di pietra aztechi utilizzati per impostare le date delle cerimonie religiose e per predire eventi di portata capitale, come l’Apocalisse: è uno dei molti oggetti provenienti dal Sudamerica in epoca precolombiana, un viaggio nel tempo dal risultato straniante che è una facile metafora della stessa mostra.  Il trascorrere del tempo, la morte e la decomposizione, il tentativo di combatterle o fermarle attraverso l’arte – che a sua volta si serve per questo della morte – sono tutti temi centrali nelle opere di Hirst, che ha ucciso farfalle per farne quadri e conservato pecore e vitelli immergendoli nella formaldeide, un elemento tossico che, disse una volta, «è pericoloso e ti brucia la pelle. Se lo respiri ti soffoca, ma sembra acqua. Io la associo alla memoria». Per questa mostra ha affondato, almeno idealmente, il sogno di un suo alter ego di Duemila anni fa, l’ha recuperato salvandolo dall’acqua e dalle sue corrosioni e l’ha riportato alla luce per preservarlo e raccontarlo in una storia. È presto per dire se abbia funzionato ma pare che i collezionisti siano pronti a pagare  tra i 500 mila e i cinque milioni di dollari per una singola opera (cioè tra i 470 mila e i 4,7 milioni di euro). Quel che è certo è che, piaccia esteticamente o meno, la trovata di Hirst riesce a comunicare un messaggio più o meno stratificato sia ai critici che alle persone normali che andranno, più o meno informate e incuriosite, a visitare la mostra. In breve: in un periodo in cui pare che si sia già scritto, detto e inventato tutto, l’arte ha ancora qualcosa da dire e riesce ancora a stimolare pensieri e fantasie. Spero che tutti andrete a visitare questa imperdibile mostra di questo grandissimo artista contemporaneo.

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