Tassa rifiuti maggiorata in molti Comuni : possibili rimborsi per i contribuenti

 Cosa è la Tari: Tari è l’acronimo di TAssa RIfiuti, la nuova imposta comunale istituita con la legge di stabilità 2014 che prende il posto della vecchia Tares e serve a finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Chi la paga : E’ tenuto a pagare la Tari  chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo immobili e/o locali , a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le scadenze di pagamento della Tari sono fissate da ciascun Comune , ogni sei mesi, e ripartite in almeno due rate.

Come si applica. La tassa  e’ comprensiva di una quota fissa e una variabile. La parte fissa è  determinata  in modo proporzionale ai metri quadrati dell’abitazione. Mentre quella variabile, che serve ad adeguare il prelievo ai rifiuti prodotti, cresce al crescere del  numero dei membri della famiglia.

L’errore. I Comuni accusati di averla maggiorata l’avrebbero applicata tante volte quante sono le pertinenze dell’abitazione. La quota variabile andrebbe invece calcolata una sola volta su  casa e pertinenze immobiliari (ovvero posti auto, cantine, soffitte, box), tenuto conto del numero dei familiari. L’esistenza di svariate pertinenze non accresce infatti la quantità d’immondizia prodotta dal nucleo familiare.Riportando l’esempio discusso alla Camera: per un appartamento in cui vive una famiglia di 4 persone, con superficie complessiva di 150 mq., di cui 100 di casa, 30 di garage e 20 di cantina, la parte variabile della tariffa relativa ad autorimessa e cantina “va computata solo una volta, considerando l’intera superficie dell’utenza “( punto 4.2 dell’allegato 1 al DPR n. 158/99) .

Come  capire di aver pagato di più . Sono molti i Comuni italiani, da nord a Sud, da Genova a Catanzaro,  che non hanno espressamente previsto nei loro regolamenti Tari la non applicabilità della quota variabile alle pertinenze dell’utenza domestica, prendendo come pretesto la poca chiarezza delle norme vigenti in materia. Ed è proprio nel modulo relativo all’ avviso di pagamento  e specificamente  nella parte riservata al dettaglio delle somme  che l’ente è chiamato ad  indicare oltre che  le unità immobiliari comprensive dei dati catastali (foglio, particella, sub), la superficie tassata e il numero degli occupanti, anche la quota fissa e variabile distinta per ogni unità immobiliare. Si dovrebbero quindi leggere attentamente detti avvisi in tale parte verificando, in caso di pertinenze, che la quota variabile applicata risulti essere pari a zero euro.

Come far valere i propri diritti.  In caso di possibile errore, il contribuente, dopo aver attentamente verificato la propria posizione  nell’avviso di pagamento, dovrebbe chiedere al Comune il rimborso di quanto indebitamente pagato o la compensazione sulla bolletta dell’anno successivo.  Cinque sono gli anni di tempo, a far data dal versamento  effettuato, per chiedere il rimborso, che il Comune dovrebbe erogare entro 180 giorni dalla presentazione dell’istanza. Un eventuale  silenzio-rifiuto  da parte dell’ente esporrebbe lo stesso ad un contenzioso davanti alla Commissione tributaria territorialmente competente.

MS

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