Germania 21:20 – Una notizia sorprendente arriva dalla Germania, ma porta il nome di Italia, o meglio della nostra ricerca scientifica che dimostra come le nostre teste siano all’avanguardia. Come riporta Ansa.it pelle corretta dal suo difetto genetico, e coltivata in laboratorio, e’ stata trapiantata nell’80% del corpo di un ‘bambino farfalla’, colpito dalla malattia genetica chiamata epidermolisi bollosa giunzionale, che rende la pelle fragile come le ali di una farfalla. L’intervento, pubblicato su Nature, è avvenuto in Germania nel 2015, con la pelle rigenerata in Italia dal gruppo di Michele De Luca, dell’università di Modena e Reggio Emilia. La pelle è stata impiantata durante due momenti distinti, eseguiti in ottobre e novembre 2015 nell’Università della Ruhr a Bochum, quando il bambino aveva sette anni. “Ora il bambino sta bene, va a scuola e gioca a pallone”, ha detto all’ANSA De Luca, pioniere delle ricerche sulla rigenerazione della pelle. “Il bambino, di origine siriana, vive con i suoi genitori, le sorelle e i fratelli. La sua pelle – ha aggiunto – è stabile e ha già avuto più cicli di rinnovamento”. Le cellule sono state prelevate da un’area nella quale non comparivano le vesciche tipiche della malattia. Le cellule sono state quindi corrette geneticamente trasferendo al loro interno la forma non mutata del gene Lamb3, la cui alterazione scatena l’epidermolisi bollosa. Per trasferire il gene sano hanno utilizzando come navetta un virus reso inoffensivo. Le cellule così modificate sono state coltivate in modo da ottenere lembi di pelle delle dimensioni comprese fra 50 e 150 centimetri quadrati, trapiantati nel bambino in due interventi successivi. Nel corso dei 21 mesi successivi al trapianto, la pelle rigenerata ha aderito allo strato sottostante, il derma, senza dare origine a vesciche e rinnovandosi regolarmente. La scoperta, alla quale si deve la pubblicazione su Nature, ha fornito la prima prova diretta che la pelle umana è sostenuta da una base di cellule molto longeve, dalle quali derivano cellule progenitrici, dalla vita relativamente breve e che vengono continuamente rinnovate. Prima di questa dimostrazione diretta si riteneva che la pelle avesse un solo tipo di cellule staminali. “Era un tema molto dibattuto e adesso è stato finalmente risolto”, ha detto De Luca. Quindi un grande plauso alla ricerca italiana, peccato che nel nostro paese ci sia una emorragia di cervelli verso l’estero.