Verona, peculato, bancarotta e autoriciclaggio, buco di 1mln di €

I Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di Verona hanno dato esecuzione ad un Ordinanza applicativa di misura cautelare personale emessa dal GIP del locale Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti dell’ex amministratore unico di una società del Comune di Vigasio, ritenuto responsabile dei reati di peculato, bancarotta e autoriciclaggio. Il provvedimento è stato emesso al termine di una complessa serie di accertamenti bancari e contabili, coordinati dalla locale A.G. ed eseguiti dalle Fiamme Gialle veronesi che hanno permesso di ricostruire come il precedente amministratore abbia indebitamente sottratto, in modo costante, dalle casse della società, somme di denaro di cui aveva la disponibilità, quantificandone, allo stato, l’ammontare in oltre 900 mila euro, in un arco temporale di oltre 7 anni, coincidente con la durata della carica, cessata nel luglio dello scorso anno. L’indagine trae origine proprio grazie al passaggio di consegne con il nuovo amministratore unico che si è trovato una situazione contabile completamente inattendibile, creata ad arte per coprire le condotte distrattive e il conseguente stato di dissesto della società. Proprio per tali motivi, sia il Sindaco di Vigasio che l’attuale rappresentante legale hanno presentato denuncia alla Procura della Repubblica di Verona che ha delegato le indagini al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. La società, nel frattempo dichiarata fallita proprio a causa del dissesto cagionato dalle distrazioni, è una società di capitali posseduta al 100% dal Comune di Vigasio che la ha costituita nel 2009 per la gestione dei servizi di carattere pubblico quali la riscossione delle tariffe relative al servizio mensa, doposcuola e trasporto e l’erogazione del servizio educativo e ausiliario dell’asilo nido nonché la gestione della farmacia comunale. Gli accertamenti dei Finanzieri hanno ricostruito il modus operandi dell’indagato concretizzatosi in prelievi dai conti correnti societari con due diverse modalità: tramite l’emissione da parte dell’indagato, dal conto della società, di assegni bancari intestati a sé medesimo e incassa ti tramite versamento sui suoi conti correnti personali, per poi essere prelevati in contanti, per un totale di oltre 400 mila euro, ovvero tramite l’appropriazione di parte del contante costituente l’incasso giornaliero dell’attività della farmacia che l’indagato si faceva consegnare personalmente e che depositava solo parzialmente il giorno successivo sul conto corrente societario, per oltre 500 mila euro. A tali condotte distrattive erano collegati contestuali artifici contabili nelle scritture e nei bilanci societari, realizzati attraverso l’inserimento di crediti inesistenti, l’iscrizione di debiti inferiori al reale o ancora la creazione di un conto corrente “fantasma” sul quale figuravano solo depositi di denaro. Inoltre non erano stati inseriti in bilancio le poste passive nei confronti dell’Erario generando danni alla società per gli interessi maturati. Le indagini sui flussi finanziari si sono spinte anche nella direzione di individuare il “tesoretto” accumulato dall’indagato, risultato, tuttavia, sperperato in un tenore di vita molto al di sopra delle proprie possibilità con l’acquisto di beni voluttuari e di lusso e utilizzato per coprire le rate di finanziamenti accesi. Infatti, gli accertamenti hanno permesso di verificare come l’indagato tenesse minime disponibilità sui conti correnti a lui ufficialmente riconducibili, provvedendo a rifornire la provvista di pagamenti dovuti, in relazion e ai finanziamenti, mediante versamento di denaro contante. Tale condotta ha configurato il reato di autoriciclaggio contestato all’indagato. Sono attualmente in corso ulteriori e più estesi accertamenti volti a ricostruire tutti gli investimenti dell’indagato, individuandone gli eventuali prestanome, ed il rispetto della normativa antiriciclaggio. Con il provvedimento emesso dall’A.G. è stata disposta la custodia cautelare in carcere per l’indagato, in considerazione della spiccata inclinazione a delinquere che ha portato ad un grave danno per la collettività, ravvisando il concreto pericolo che possa commettere altri gravi delitti contro la P.A. anche, e soprattutto, in ragione del fatto che lo stesso riveste tuttora ruoli pubblici di controllo di estremo rilievo in alcuni comuni della provincia. Le risultanze investigative saranno anche valutate dalle Fiamme Gialle sotto l’aspetto tributario in relazione ai redditi che, anche se illeciti, devono essere sottoposti a tassazione.

fonte  — http://www.gdf.gov.it/ – Comando Provinciale di Verona

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