Oggi possiamo ufficialmente decretare la morte della democrazia. Di democratico è rimasto solo il nome di un partito che qui, a Reggio Calabria, sta lasciando dietro di sé terra bruciata. Avremmo tanto voluto dire la nostra a Matteo Renzi che oggi con il suo “Destinazione Italia” ha fatto tappa per pochi minuti nella nostra stazione, giusto il tempo di un paio di salamelecchi facendo finta che fuori, oltre le mura della stazione, non ci fosse nessuno. Noi di Fratelli d’Italia lo attendevamo all’entrata principale ma la cortina di sicurezza ha impedito di avvicinarsi ai treni: di cosa hanno paura lui e i suoi cortigiani? Li aspettavamo, con le mani alzate su ordine di Polizia e Carabinieri (che egregiamente svolgevano il loro lavoro e rispondevano a degli ordini). Pacifici, “armati” di bandiere e di domande, soprattutto domande sulla politica fallimentare piddina riproposta in chiave locale qui in riva allo Stretto. In stazione, stamattina, erano ammessi solo quelli muniti di tessera del PD: gli altri tutti fuori, cittadini di serie B che, a quanto pare, non meritano risposte e possono continuare benissimo a subire il mesto destino di colonia sfruttata come bacino elettorale e nulla più. Una terra a cui è stata tolta anche la dignità del confronto e la possibilità di far sentire il dissenso. Avremmo voluto ricordare al “beniamino” Renzi che era stato proprio lui a dirci nell’aprile 2016, firmando i Patti per il Sud al cospetto dei Bronzi, che “dobbiamo impegnarci per creare collegamenti a questo Museo e le strutture necessarie per incrementare i visitatori”, mentre i fatti lo smentiscono spudoratamente non è il suo Governo che ha deliberato strategico l’Aeroporto Firenze Pisa e declassato quello dello Stretto cioè di Reggio e Messina a scalo nazionale con i risultati oggi sotto gli occhi di tutti ? Non è lui che è venuto alle Omeca promettendo mari e monti e poi le ha vendute ai giapponesi ? Avremmo voluto ricordare a Renzi (lui che aveva detto che “siamo in prima fila con i giudici e con le forze dell’ordine per sconfiggere ogni forma di criminalità”) che la presenza dello Stato, efficace contro il malaffare, la si mantiene anche con delle strutture come l’Agenzia dei Beni Confiscati, declassata e diventata di second’ordine, nel totale silenzio di chi, anziché lottare e “battere i pugni sul tavolo” in difesa del territorio, ha piegato la schiena. Non ci piace questa politica tutta slogan, promesse e niente sostanza, che nel caso reggino ha visto un partito, il PD, farsi una guerra intestina sulla pelle dei cittadini: un sindaco impegnato in una campagna referendaria, giusto dieci mesi fa, che gli aveva fatto sperare di arrivare ai piani alti mentre la giunta era stata azzerata e la città era priva di azione politica, una guida scialba anche dopo la nomina dei nuovi assessori ed una nuova guerra tra Falcomatà e Marcianò per meri interessi carrieristici. Oggi la stessa Angela Marcianò era alla stazione per consegnare il suo documento programmatico per la regione. Quale è lo spessore e la competenza della Marcianò ? Forse molta visibilità ! Non si può continuare a mandare avanti persone che non hanno ne arte e parte come lo stesso Renzi se non una dialettica da guitto. Noi volevamo dire al segretario nazionale del PD come lo diciamo ai suoi rappresentanti territoriali che se oggi lo si vuole il PD che governa l’Italia può risolvere la situazione di Reggio e della Calabria colmando il grande gap economico che ci vede ultima regione e ultima città metropolitana d’Italia per esempio facendo insediare nella nostra città metropolitana aziende che di fatto sono di proprietà dello Stato essendo partecipate dalla cassa depositi e prestiti. Solo i vigliacchi si sottraggono al giudizio degli elettori e preferiscono le porte secondarie e gli escamotage per salvare la reputazione. Oggi, oltre alla morte della democrazia e del sano confronto, ci è stata data una dura lezione di vigliaccheria. Prima o poi bisognerà che i responsabili ne diano conto ai reggini e a tutti: nel frattempo il caro Renzi continui pure a muoversi nelle ombre.
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