A Napoli, il Comune è nuovamente a rischio crack. Sono sessanta i giorni che la Corte dei Conti campani avrebbe concesso all’amministrazione “arancione” guidata da Luigi De Magistris, visto che del risanamento promesso negli ultimi mesi, ad oggi non si vede nessun’azione concreta per evitare il default. Eppure la situazione del Comune di Napoli è ben nota, soprattutto a De Magistris visto che l’Ente partenopeo, dopo la dichiarazione di pre-dissesto del 2012, avrebbe ottenuto aiuti statali per 1,4 miliardi che hanno permesso al Sindaco e alla sua amministrazione di evitare la dichiarazione di dissesto. Ed è proprio per questi aiuti e sulle entrate che la Corte dei Conti suona la campana chiedendo al Comune, in sostanza, di evitare di inserire nel bilancio crediti di difficile esigibilità a fronte di spese indifferibili. Conti probabilmente sballati da cifre errate che, nei fatti, richiamano la situazione che vive in questo momento Reggio Calabria, con l’amministrazione Falcomatà di recente pesantemente ammonita dalla Corte dei Conti calabrese. Anche l’amministrazione di centrosinistra che guida la città dello Stretto, infatti, è a rischio default con i magistrati contabili che focalizzano l’attenzione sulla vicenda relativa al riaccertamento del deficit soprattutto per quanto riguarda il discorso relativo ai residui attivi. Ed anche qui la Corte Dei Conti ha concesso a Falcomatà ed i suoi, se capaci, di rimediare entro il termine massimo di 60 giorni (già partiti dai primi di Ottobre). Il piano di riequilibrio presentato dall’allora assessore al bilancio Armando Neri, uomo di fiducia e collega di studio del Sindaco, avrebbe delle faglie: l’operazione di riaccertamento straordinario effettuata nel luglio del 2015 presenterebbe anomalie nella corretta eliminazione e reimputazione dei residui attivi e passivi e nella corretta stima del Fondo Pluriennale Vincolato (FPV), oltre che nella contabilizzazione del Fondo di Anticipazione. In pratica per la Corte dei Conti nei residui attivi sarebbero stati inseriti crediti non più esigibili mentre nei residui passivi sarebbero stati sottostimati. Fin qui il dato politico-contabile: con due amministrazioni, entrambe di sinistra (una a guida Pd, quella di Falcomatà e una a guida “arancione”, quella di De Magistris) che nonostante gli aiuti dello Stato dimostrano di essere incapaci a gestire la cosa pubblica rischiando, addirittura, di incappare in quel dissesto che per tanto tempo hanno acclamato a gran voce. Poi vi è un dato più mediatico e sociale: in pochi, infatti, sono a conoscenza di questa drammatica situazione per i due Comuni, come se, l’ora degli scoop e della caccia alle interrogazioni parlamentari, delle lunghe discussioni da talk show, si esaurisca quando, al timone della nave vi è un tizio simpatico o antipatico, l’amico da difendere o il nemico da abbattere.
EdL