I pensionati italiani “un popolo di emigrati previdenziali”

Foto di analogicus da Pixabay

I pensionati italiani  vanno all’estero. A caccia  di un fisco più generoso .Ma  non  chiamiamolo “fenomeno”. Quello dei pensionati in fuga rappresenta  una realtà ormai consolidata che vede sempre più over 65 emigrare altrove. Assegni mensili troppo bassi, tassazione del 30% in più rispetto agli altri standard europei, città caotiche e costo della vita sempre più caro, sono solo alcuni dei motivi che muovono i pensionati italiani a scappare dalla penisola. A tutto questo si aggiunge  il desiderio di vivere con tranquillità e sicurezza gli anni del meritato riposo e, perché no, in Paesi dal clima molto più mite del nostro con  evidenti effetti positivi sulla salute.

Emigrazione previdenziale: Come ha messo in rilievo il Censis nel suo ultimo Rapporto, i pensionati «sono un universo ampio ed eterogeneo» e la linea di demarcazione più facile da tracciare riguarda l’entità degli assegni che ricevono.Secondo i dati elaborati su base Istat  il 25,7% incassa mensilmente un vitalizio inferiore ai 500 euro, circa il 40% gode di un importo tra i 500 e i mille euro, il 23,5% si colloca nella forchetta tra i mille e i 2 mila euro e solo il 3,2% supera i 3 mila euro. È questo il contesto dal quale è nato un caso che potremmo chiamare di emigrazione previdenziale.

Le mete più gettonate: La presenza degli over 60 si concentra soprattutto nelle aree continentali verso cui si sono da sempre indirizzati i flussi migratori dal nostro Paese. Ma è in Europa che una larga parte  dei pensionati all’estero, fra i 60 e i 64 anni, risiede. Tra le destinazioni preferite ci sono la Spagna, specialmente le isole Canarie, per via del clima mite tutto l’anno, e il Portogallo. Sarebbero oltre 300  i pensionati connazionali che nel solo 2017  hanno deciso di vivere in questi luoghi . Un trend  che si mantiene più o meno costante nel tempo. Vengono segnalati flussi di pensionati italiani anche in direzione della Tunisia e di Sofia in Bulgaria. «Trattasi ,però,  per lo più di persone che in virtù delle loro competenze pensano di poter avere una seconda stagione lavorativa come consulenti delle piccola industria».

Pensione tax free: Il Portogallo, in particolare, sta diventando una vera e propria “Mecca”. Qui, infatti, dal 2013, esiste una legge che permette di ottenere lo status di “residente non abituale” (con almeno 183 giorni trascorsi nel paese) e di non pagare così le tasse relative alle pensioni per 10 anni. La pensione e’ incassata al lordo che, sommato a un costo della vita pari alla metà di quella dell’Italia, comporta un notevole vantaggio per tutti i “nonnini” italiani. Un affitto costa 400 euro, con 5 euro si va al cinema e con 10 si mangia in un ristorante. Dopo due o tre anni gli export-pensionati possono arrivare perfino a comprare  casa: 70 mila euro per una villetta sul mare. Grazia Pracilio, responsabile relazioni esterne della piattaforma Made in Italy che fornisce consulenza all’emigrazione previdenziale afferma : «Chi si trasferisce in Portogallo è attento sì al costo della vita e al regime fiscale ma anche alla qualità dei servizi ospedalieri, perciò spesso rimane nella Capitale. Dove ormai si è formata un’ampia comunità italiana». Sempre Pracileo racconta  «siamo bombardati di richieste di informazioni, una volta si trasferivano i pensionati con mille euro, oggi anche chi ne prende 2.500 e c’è una specie di passaparola tra i vicini di casa». C’è chi vive questo particolare tipo di emigrazione come un’avventura e chi come un inevitabile lutto, ma tutti sono accomunati dal considerarsi vittime di un’ingiustizia fiscale.

Ad andare via soprattutto ex insegnanti: Per Ivan Pedretti segretario generale dello Spi-Cgil  «Ad andare via sono per lo più ex insegnanti  . I numeri stanno crescendo e noi sosteniamo che qualcosa debba essere fatto a livello fiscale, ad esempio introducendo parità di tassazione tra lavoro dipendente e pensionati che oggi non possono usufruire delle detrazioni».

ln effetti il problema  si pone ed è serio poiché le pensioni costano al nostro Paese circa 1 miliardo di euro e questi soldi “non rientreranno nel circuito economico  sotto forma di consumi. E i titolari/ beneficiari residenti fiscalmente all’estero, in virtù delle convenzioni stipulate tra alcuni degli Stati  facenti parte dell’ UE  che vietano la doppia imposizione fiscale sullo stesso reddito,  non sono soggetti in Italia a tassazione diretta o indiretta”. Inoltre  gli importi “ loro erogati come prestazione assistenziale, integrazioni al minimo o quattordicesima” non fanno che aumentare i costi da sostenere , aumentando in maniera esponenziale gli esborsi che le casse del nostro ente previdenziale devono e dovranno fronteggiare.

Un’ idea tutta italiana:  La concorrenza di Spagna e Portogallo non sembra comunque allarmare il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sia per i numeri che giudica ancora bassi, sia perché considera tutto ciò nell’ordine naturale delle cose nell’Europa unita. In omaggio alla libera concorrenza intra-Ue, Boeri coltiva un’altra idea: un piano che vedrà la luce nel 2018 per attrarre a nostra volta pensionati dei Paesi Nordici, dall’Olanda alla Scandinavia. «Penso a qualcosa da costruire con i nostri Comuni delle zone interne. Creare delle senior house con una buona copertura di servizi medici per accogliere i nuovi arrivati». «Magari con incentivi fiscali validi solo per tre anni. Se ci organizziamo possiamo essere competitivi». La mobilità territoriale post-pensione ha nobili precedenti.

MS

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