Riflettori accesi sul G7 dell’agricoltura di Bergamo

 Bergamo per 2 giorni è stata  capitale mondiale dell’agroalimentare. A due anni dalla condivisione della Carta del biologico in Expo Milano 2015, i rappresentanti di Italia, Giappone, Francia, Germania, Canada, Regno Unito, Stati Uniti; oltre che dell’Unione europea con Fao, Ocse, Ifad e World Food Programme, si sono riuniti nella cittadina bergamasca per discutere di agricoltura e alimentazione e per formulare  una dichiarazione comune sull’ agricoltura sostenibile,  intesa come strumento di trasformazione dei sistemi agricoli mondiali. Produrre meglio sprecando meno, questo il tema centrale , poi sono stati approfonditi i temi della cooperazione agricola, correlata al fenomeno delle migrazioni e della tutela degli agricoltori, di fronte alle crisi economiche e ambientali. Inoltre, attorno al G7, è stato organizzato un festival  con convegni, laboratori e mostre alla presenza di premi Nobel e personalità di caratura internazionale. Sul fronte gastronomico è stato invitato uno chef da ognuno dei Paesi G7 per un confronto internazionale ed è stato organizzato un vero e proprio tour tra i sapori della quattro province di East Lombardy, con chef, ristoratori, pasticcieri, produttori e cantine all’interno dell’ex monastero di Astino» .Per  l’Italia, presente il ministro Martina che ha   programmato tre incontri bilaterali: con il ministro canadese, Lawrence Macaulay, il francese Stephane Travert, e il tedesco, Christian Schmidt e che  al termine del vertice ha spiegato le cinque  priorità individuate dal G7 di Bergamo :  difendere i redditi dei produttori agricoli, soprattutto piccoli, dai disastri climatici, con mandato alla Fao per studiare azioni e individuare una definizione comune di eventi catastrofici che oggi manca; aumentare la cooperazione agricola, nel continente africano, dove il 20% della popolazione soffre di povertà alimentare; rafforzare la trasparenza nella formazione dei prezzi e l’ impegno nella difesa del ruolo degli agricoltori nelle filiere soprattutto di fronte alle crisi di mercato e alla volatilità dei prezzi». E poi: «Battere con nuove politiche gli sprechi alimentari, che oggi coinvolgono un terzo della produzione alimentare mondiale, e adottare politiche concrete per la tracciabilità e lo sviluppo di sistemi produttivi legati al territorio. Al termine dei lavori,   proclamata all’ unanimità, la Carta di Bergamo, il documento che impegna i  Paesi partecipanti  a rispettare dette misure poste a tutela di un’agricoltura sana, sostenibile, e rispettosa dei diritti umani.

MS

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