L’ Istat nel suo rapporto “Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione Europea” evidenzia che Il nostro paese è tra i primi al mondo per invecchiamento della popolazione. Il calo della natalità rivoluziona la struttura demografica della popolazione che in ambito europeo ha una quota di anziani tra le più elevate e di contro una quota di giovani molto bassa. Le opportunità di benessere in futuro, a livello sia collettivo sia individuale, dipenderanno molto, chiarisce il rapporto dell’Istat, dalla qualità degli anni di vita guadagnati, ovvero dal numero di anni vissuti in buona salute e senza limitazioni dell’autonomia personale. È in questa direzione, ricorda l’Istat, che si muovono le policy più recenti promosse anche a livello europeo per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari, individuando come possibile strategia un maggiore investimento nell’invecchiamento attivo (active ageing). Aumenta la speranza di vita ma peggiora la condizione degli over 75.In Italia, la speranza di vita a 65 anni (18,9 anni per gli uomini e 22,2 per le donne nel 2015) è più elevata di un anno per entrambi i generi rispetto alla media Ue, ma dopo i 75 anni gli anziani in Italia vivono in condizioni di salute peggiori rispetto agli altri anziani europei.Quindi longevi sì, ma sofferenti a causa di qualche malattia cronica e con dolori fisici che ne limitano la qualità della vita, più per le donne che per gli uomini.Più di un terzo degli anziani, esattamente il 37,7% anziani riferisce di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte, nelle quattro settimane precedenti l’intervista, un valore che tuttavia è inferiore alla media Ue e simile a quanto rilevato per la Spagna.Il 23,1% degli anziani ha gravi limitazioni motorie, con uno svantaggio di soli 2 punti percentuali sulla media Ue, principalmente dovuto alla maggiore quota di donne molto anziane in Italia. L’Istat rileva anche che tra gli anziani con grave riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona il 58,1% dichiara di aver bisogno di aiuto o di averne in misura insufficiente. La quota di aiuto non soddisfatto appare superiore al Sud (67,5%) e tra gli anziani meno abbienti (64,2%).Oltre un anziano su quattro (25,9%) dichiara di poter contare su una solida rete di sostegno sociale, il 18% su una debole e uno su due si colloca in una situazione intermedia. Nonostante le precarie condizioni di salute, in Italia sono 1 milione e 700 mila (pari al 12,8%) gli anziani in grado di offrire cure almeno una volta a settimana a familiari e non familiari con problemi di salute. A livello territoriale si stima una maggiore prevalenza di malattie croniche nel Mezzogiorno (a parità di struttura per età), sia osservando le singole patologie, in particolare le più diffuse, sia considerando la multicronicità (56,4% contro 42,7% del Nord) o la presenza di almeno una malattia cronica grave (49,4% contro 39,4%).
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