Bruxelles 11:35 – Ora per alcune nazioni appartenenti all’UE la parola d’ordine sembra essere diventata “WEB-TAX”. Come riporta Ansa.it Italia, Francia, Germania e Spagna in un documento congiunto circolato a tre giorni dal vertice di Tallin sul digitale propongono di cambiare radicalmente il modo di tassare le società i cui proventi arrivino quasi esclusivamente dal web. Di certo, con la crisi economica che ha colpito il mondo occidentale dal 2008 ad oggi e che vede il nostro paese ancora arrancare, il mercato stesso del commercio si è modificato. A discapito dei classici mezzi commerciali, quindi i piccoli negozi ed i centri commerciali, il commercio di massa è stato dirottato sul web, e quindi i grandi colossi della vendita web si sono ancor più ingranditi ed ora gli stati vogliono fare “corpo unico2 in merito alla tassazione ed adeguarla. I quattro Paesi, già autori dell’iniziativa che proponeva di tassare il fatturato delle imprese digitali, chiedono ora anche una riflessione sull’Iva. Bisogna assicurare che “lo stesso contenuto, bene o servizio sia soggetto a Iva nello Stato di consumo, senza pensare alla sua natura fisica o digitale”, scrivono i quattro Governi. Perché bisogna fare in modo che “i nuovi modelli di business siano tassati efficacemente”. “Non ha senso applicare un doppio standard che in ultima analisi altera le condizioni della concorrenza”. Sulla web tax, il documento ribadisce l’approccio dell’Ecofin cioè che “servono cambiamenti” alla legislazione “per assicurare che i profitti tassabili siano attribuiti dove viene generato il valore, per evitare l’erosione della base imponibile e lo spostamento dei profitti (BEPS)”. Bisogna però cambiare l’attuale sistema, “basato sullo stabilimento permanente” delle imprese, perché è un approccio “non adatto al business digitale”, che ha una ridotta presenza materiale. “Questo ha portato ad una situazione di mancate entrate per quei Paesi dove le aziende generano profitti in modo remoto”, cioè “con scarsa o nessuna presenza”. Di sicuro un radicale e profondo cambio nel “modus operandi” del fisco e dei legislatori. Ora le “vacche grasse” non sono più gli esercenti e le aziende, come ribadito precedentemente, con stabilimenti veri e proprio in dati paesi, ma aziende sparse per il mondo presenti esclusivamente nel web e quindi poco identificabili e materialmente raggiungibili. Vedremo come reagiranno e gli atri stati UE e le aziende interessate.