Eccellenza reverendissima, Reverendo Capitolo Metropolitano, porgo a voi e al Reverendo Clero di questa Chiesa reggina e bovese l’omaggio filiale della Civica Amministrazione. Saluto con animo colmo di gioia la presenza, tra noi, delle eccellenze reverendissime Monsignor Francesco Milito Arcivescovo della Diocesi di Oppido Palmi, Monsignor Vittorio Mondello Arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Reggio Bova, Monsignor Salvatore Nunnari Arcivescovo emerito dell’arcidiocesi Cosenza Bisignano, Monsignor Luigi Renzo vescovo di Mileto, Monsignor Santo Marcianò Ordinario Militare per l’Italia. Anche quest’anno la vostra presenza è motivo di orgoglio per la città che va incontro alla Madre consegnando ciascuno un “proprio” pensiero, ognuno con una sua particolare preghiera, ognuno con una sua pena, con una speranza. Anche quest’anno ad accompagnarmi su questo altare c’è Don Giorgio Costantino, al quale va l’abbraccio mio personale e della cittadinanza tutta, unitamente a un profondo e non meramente formale ringraziamento per essere tornato al suo posto ed essere così da esempio per tutti, con la consueta umiltà di servitore di Dio ma con altrettanta fermezza nell’affermare – e noi con lui – che non esiste diritto di cittadinanza per chi continua a vivere nel male, rifiutando il bene e rifuggendo dalla giustizia.
E per gli stessi motivi, Eccellenza reverendissima, Le siamo grati per le parole non scontate di decisa condanna nei confronti della ‘ndrangheta e, più in generale, dei comportamenti mafiosi e di quella finta e ipocrita “religiosità mafiosa”. La sacrilega ritualità religiosa paventata dai mafiosi ignora il vero cuore della fede e cioè: cessare di fare il male, imparare a fare il bene, ricercare la giustizia. Questa nettezza di condanna traccia una rassicurante linea di demarcazione con certe connivenze del passato quando alcuni pastori, in anni di guida di una diocesi o di una parrocchia, non osavano pronunciare mai la parola “mafia” o “’ndrangheta” o “camorra”. Ed è del recente passato l’impegno comune di Chiesa e Stato, in ogni rispettiva articolazione – soprattutto in questa terra – volto a erigere una barriera contro la violenza mafiosa, togliendole gli alibi religiosi delle processioni e dei santuari (Polsi ne è un’attestazione esplicita). A tal proposito, il pensiero è rivolto alle persone che amano questa città, anche accompagnandosi con l’afflizione di non poter o dover vivere in piena libertà i momenti di svago e di socialità che la città offre. Privazioni, solitudini, che spesso sono la risultante di una situazione di svantaggio oggettivo, ed altre, invece, frutto di sofferte decisioni legate al delicato incarico pubblico rivestito o, ancora, derivanti dalla necessità di tutela per l’essersi opposti all’illegalità. In tutti i casi, l’Amministrazione comunale, con semplicità di linguaggio afferma: siete solitari ma non siete isolati. Il nostro cuore pulsa con il Vostro e nel quotidiano impegno volto a valorizzare e dare piena cittadinanza al diritto (dovere) di vivere la socialità; di passeggiare, di visitare siti culturali e musei e di godere a pieno della straordinaria bellezza del nostro patrimonio; o Madre, lavoriamo con costanza per favorire una reale inclusione sociale e la piena cittadinanza. Alle donne e agli uomini delle Forze dell’ordine, della Polizia Metropolitana e Municipale, della Magistratura, della Prefettura, degli organi di stampa, testimoniamo, anche in questa liturgica circostanza, vividi ringraziamenti; coscienti che la Città ha bisogno dell’impegno efficace e cristallino di ciascuno e di tutti loro.
Eccellenza reverendissima, in questi giorni, grazie all’indispensabile sinergia interistituzionale, i festeggiamenti Mariani danno la possibilità a decine di miglia di persone di vivere la Città. Al riguardo, l’amministrazione Comunale e metropolitana, accanto ad eventi di assoluto prestigio nazionale, ha promosso la partecipazione di decine di artisti locali che, con amore, si sono donati agli applausi di reggini, di visitatori e di turisti. Abbiamo organizzato queste giornate di fede e di festa consapevoli che il mondo è cambiato e che l’asticella della sicurezza, alla luce degli ultimi eventi terroristici che ancora una volta hanno gettato l’umanità nello sconforto, si è notevolmente sollevata. Ecco perché abbiamo lavorato sodo con l’apporto di S.E il Prefetto e le forze dell’ordine per garantire che l’abbraccio della Madre con i suoi figli avvenisse nella massima tranquillità e sicurezza.
Lo facciamo perché, usando le parole di Mons. De Lorenzo, la città è della Madonna della Consolazione e ad essa la città si affida per confidare sogni, speranze, paure. Proprio per questo, ascoltando l’invito e la preghiera di tanti concittadini, riteniamo che questa simbiosi tra la madre e i suoi figli debba essere presente non soltanto nei cuori di ciascuno, non soltanto nei giorni in cui Ella lascia il suo Eremo per stare qualche giorno insieme a noi, ma quotidianamente. E come dicono i nostri portatori, ai quali va il ringraziamento da parte di tutti noi, il pensiero quotidiano, quel “notte e giorno penso a te” scandito durante i momenti più intensi della processione, crediamo che possa tradursi in un momento che accompagni il pensiero alla vista. Per tutti questi motivi desideriamo intitolare la rinnovata Piazza Duomo alla Madonna della Consolazione e vorremmo, anche su questo, nei modi e nei tempi che sono propri di un atto di così alto significato, trovare la massima condivisione di tutti nella consapevolezza che le amministrazioni passano ma gli elementi della nostra identità durano per sempre perché da sempre esistono. Identità, Eeccellenza reverendissima, si accompagna ad un altro concetto, quello di appartenenza, intesa appunto come “cosa che fa capo e si riferisce ad altra principale”. E la parte principale è la città. Oggi l’appartenenza deve significare l’unione tra persone semplici e di buona volontà. Soltanto attraverso questa comunione d’intenti possiamo rivendicare il diritto (dovere) di essere costruttori di speranza. Un lavoro che non può escludere nessuno perché nessuno, di fronte alle sofferenze di questa città, può girarsi dall’altro lato ritenendosi assolto. Perché per quanto ognuno possa ritenersi tale sarà per sempre coinvolto proprio perché la città è una e non possono esistere non luoghi. Oggi i non luoghi ci sono e sono, purtroppo, luoghi di sofferenza, di solitudine, di marginalità e di degrado. Penso, ad esempio ad Arghillà. Anche oggi, rinnoviamo l’impegno da amministratori a restituire dignità a chi abita questa parte di città ma lo facciamo di fronte al tuo cospetto, o Madre, cosa che assume un valore ancora maggiore, nella speranza che in questo momento ognuno dei presenti rinnovi questo impegno o lo assuma silenziosamente per la prima volta. Arghillà, che ha la bellezza di cui solo i vinti sono capaci, la limpidezza delle cose deboli e la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto, è una tappa cruciale del cammino di rinascita di questa città e, in quanto tale, appartiene a tutti noi. Soltanto se ognuno si sentirà coinvolto, riusciremo a tradurre in fatti concreti le parole di chi, come don Italo Calabrò, per gli ultimi ha speso la propria vita, e cioè: nessuno escluso, mai. Parole che oltre a essere presenti nei nostri cuori, oggi diventano un rinnovato impegno politico e morale.
Vergine madre, questa Amministrazione compirà fra qualche mese il terzo anno del suo mandato, e percepiamo ancora forti e irregolari i battiti dei nostri concittadini e quel sentimento di inquietudine nella domanda che risuona nelle nostre orecchie: “sentinella, a che punto è la notte?” E se nei primi due anni le parole che hanno caratterizzato il nostro impegno sono state riconciliazione e coraggio, quest’anno ti rivolgiamo una preghiera in più: quella di infondere fiducia nel nostro popolo. Non è sordo, infatti, l’orecchio del Sindaco e dell’amministrazione comunale al grido di dolore che si leva da più fronti: madri che hanno perso il lavoro, che assistono impotenti alla diaspora dei figli in cerca di futuro o di una occupazione dignitosa, e nel gesto antico di organizzare la loro partenza, sanno le madri che il bagaglio che sistemano per accompagnare i loro figli, sarà il delegato della loro tenerezza, quel buongiorno che affidano ai prodotti e ai frutti della nostra terra, quel bacio che non potrà più essere quotidiano.
Tu madre Santissima comprendi e consola.
Non siamo ciechi difronte alla disillusione dei nostri coetanei che hanno rinunciato a sognare e che non hanno trovato lo spazio che desiderano. Ripetiamo ritualmente che i giovani sono il nostro capitale umano, senza riflettere a sufficienza che capitale deriva da caput: quando i nostri ragazzi se ne vanno, perdiamo non braccia, ma teste! Nessuno ci ha obbligato a fare i politici, ma se lo si fa lo si deve essere: e per esserlo bisogna avere, prima di tutto, cura del destino dei giovani, “il bene più prezioso della città”; dismettere il pronome io e declinare il pronome noi; riconoscere che di quel capitale e patrimonio che chiamiamo vita, le azioni le deteniamo non solo noi, i viventi, ma anche i trapassati e i nascituri. Non siamo muti verso le generazioni più mature che hanno costruito fin qui, e che non si sentono più padrone del tempo, perché avvolte in una dimensione spesso troppo veloce altre volte superficiale. Non è sordo l’orecchio del sindaco verso i padri che reclamano dignità e lavoro, stabilità.
Tu madre Santissima comprendi e consola.
Abbiamo, invece, occhi, orecchie, voce e soprattutto cuore verso famiglie e cittadini in cerca di servizi essenziali per vivere in questa città: strade sicure, acqua in casa, illuminazione pubblica, trasporti, pulizia, ordine e decoro. Quel poco che basti. Rientra nel compito che ci è stato affidato e nella missione e nel servizio che vanno onorati fino in fondo. E ci siamo tutti noi a tuoi piedi o Madre a implorare la tua Grazia e Consolazione.
Molto è stato fatto e molto è in cantiere, altro è in avanzata fase di pianificazione. Ma non saremmo sinceri se non richiamassimo, quale influenzante dato di contesto storico, le stringenti condizioni e le limitazioni del bilancio comunale. Tuttavia con orgoglio, guardando indietro rivendichiamo i passi in avanti che sono stati fatti in questi anni sul piano della raccolta differenziata (che oggi sfiora il 40%), sul piano dei servizi per i più piccoli, quattro asili nido riaperti nel corso dell’ultimo anno oltre a parchi e giardini pubblici restituiti al pieno godimento delle famiglie come la Villa Comunale, il Parco Botteghelle, il nuovo Parco Avventure di Forge. Ma penso anche agli spazi destinati allo sport, come il Parco Caserta, la palestra di Mosorrofa, il Palasport di Pellaro e il campo di calcio di Archi, spazi che in questi quartieri svolgono una funzione non meramente sportiva. Penso all’esempio che questa città ha dato, grazie anche alle associazioni di volontariato e della Prefettura, sul piano dell’accoglienza, memori di essere stati un popolo di migranti e memori di quel passo delle scritture che recita: ero straniero e mi avete accolto. Penso al nostro patrimonio culturale restituito alla piena fruibilità di cittadini e turisti, come i fortini di Pentimele e ai lavori in corso presso il Monastero della Visitazione, luogo che ospiterà il primo museo storico cittadino. Penso ai tanti cantieri avviati o riavviati nel corso di quest’anno: Parco Lineare Sud e Lungomare Nord che hanno un obiettivo su tutti, ricucire il rapporto della città con il mare perché anche da questo rapporto discenderanno opportunità di crescita per Reggio; o piuttosto alle Aste sul Torrente Sant’Agata. Abbiamo lavorato per offrire un nuovo metodo di partecipazione nella realizzazione di altri progetti che andranno a riqualificare quartieri popolari e popolosi come Santa Caterina, Tremulini, Gebbione, Sbarre, Borgata Giardini. Fiducia, fiducia è quello che chiediamo di infondere nei cuori dei nostri concittadini. Fiducia nell’immaginare, seppure con comprensibili sforzi, la città che sta nascendo intorno ai cantieri in essere, a quelli nuovi come il Palazzo di Giustizia, intorno al miglioramento dei servizi pubblici essenziali come, l’acqua, le strade i trasporti e l’aeroporto dello Stretto, il verde, intorno a quei progetti di sviluppo dei nostri quartieri che stanno dando e daranno sollievo alle ditte, ai professionisti e ai tanti lavoratori che contribuiranno a realizzarli. E in questo senso salutiamo con favore il dato che vede l’apertura di 589 nuove imprese nel nostro territorio soltanto nel primo trimestre di quest’anno. E, in ultimo, la sfida delle sfide: quella città metropolitana che sta muovendo i suoi primi passi e lo fa con la determinazione di chi sa dove sta andando.
Su tutto questo invochiamo che si posi lo sguardo benevolo della Madonna dell’aiuto.
Tuttavia, o Madre, amministrare una città è poca cosa, bisogna darle un compito, altrimenti muore. “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” e di ogni promessa fatta in luoghi sacri come questo. Non di soli ritrovati scientifici vive l’uomo, non di sole scoperte, non di soli brevetti, non di sola tecnica. Il cibo che alimenta lo spirito, insieme a quello che alimenta il corpo, ci porta a vivere meglio solo se ci rende nobili, migliori di prima. Non possiamo pensare di risolvere tutte le questioni mediante un approccio tecnico e contrattualistico, serve una forte componente valoriale, identitaria, partecipativa, una componente di appartenenza a questa terra nella quale riconoscerci tutti (che è poi il cibo che alimenta lo spirito). È questo il compito che ognuno di noi deve assumersi: essere testimone di verità, essere testimone di rinascita, essere parte di un tutto.
Madre misericordiosa, nelle parole che ti ho rivolto, da umile servitore di Reggio puoi trovare una traccia comune, un comune rischio, quello della solitudine. Sono consapevole che ognuno è solo con se stesso quando assume su di sè la responsabilità della chiamata, ma sono altrettanto convinto che nessun uomo è un’isola. Non possiamo, noi amministratori, vivere l’angoscia di essere un mare mai raggiunto da nessuna riva, un ponte mai raggiunto da nessuna strada, un colore mai raggiunto da nessuna luce. Dacci la forza, Vergine Madre, di essere degne sentinelle nell’oscurità, superare le insidie della notte con i suoi “mi ritorni in mente”, resistere al vento tagliente che spesso ti colpisce ai fianchi e alle spalle e prova a indebolirti, dacci la forza di rimanere in piedi per squarciare le tenebre e annunciare l’arrivo del nuovo giorno. Proprio per questo, al tuo cospetto, rinnoviamo la preghiera di essere sostenuti e compresi nella fatica quotidiana del servizio, consapevoli che pur non avendo nessuno a noi imposto di completare l’opera, non siamo liberi di sottrarcene. Il Cero Votivo, deposto ai piedi del Venerato Quadro, è simbolo tangibile della guida richiesta dall’Amministrazione comunale nonché della fede dei reggini, di allora e di ora. E’ un ponte che unisce anche quanti non vivono il dono della Cristianità ma che con altruismo si donano agli altri. Eccellenza Reverendissima, con stima e gratitudine La ringrazio per il manifesto amore e la speranza Cristiana che animano il Suo Alto Ministero e, con medesimi sentimenti, rivolgo il cuore e l’animo al Clero reggino. O Patrona, riconosco nei limiti dell’Amministrazione i confini degli uomini di buona fede; non di meno, qui al Tuo cospetto, con l’orgoglio del Primo cittadino, ravvivo la promessa del figlio verso la Madre ad impegnarmi per fare di più e meglio. E questo con l’assicurazione che le intimidazioni, i torti, gli incendi e ogni altra vigliaccheria non intaccheranno il quotidiano lavoro di chi, anche da Sindaco della Città Metropolitana, ha l’unico obiettivo di ormare con passo più sostenuto il terreno, talvolta irto, dello sviluppo civile ed economico della Reggio Bella e Gentile. La speranza è dura a morire per un cuore innamorato.
Viva Maria, oggi e sempre.
Reggio Calabria, 12 settembre 2017
Giuseppe Falcomatà