Reggio Calabria, spettacolo teatrale su Borsellino va in scena nel carcere di Via San Pietro

“Davvero commovente la rappresentazione teatrale dedicata alla morte di Paolo Borsellino in un originale parallelismo con la morte, due secoli prima, dell’eroe Orlando che sacrificò la sua vita rifiutando di suonare il “corno di Olifonte”, che dà il titolo allo spettacolo. E poi il 21 di agosto non si era mai tenuta una manifestazione in carcere: merito dell’Associazione Politeia e del suo dinamico duo composto dalla Presidente, avv. Elena Gratteri e dalla Vice Presidente, avv. Maria Teresa Badolisani, che hanno fortemente voluto l’iniziativa in carcere a Reggio Calabria. Certo non è mancata la sensibilità della Direttrice dell’istituto di Via San Pietro, dott.ssa Maria Carmela Longo, da sempre attenta al delicato tema del trattamento rieducativo e che ha accolto fin da subito la proposta del “teatro oltre le sbarre”, coadiuvata dal Responsabile dell’Area Pedagogica, dott. Emilio Campolo, dal Comandante della Polizia Penitenziaria, dott. Stefano La Cava e da tutto il personale amministrativo e volontario dell’istituto. Lo spettacolo messo in scena dalla Compagnia del “Teatro Stabile Assai” della Casa di Reclusione di Roma Rebibbia, è stato promosso anche dal Garante Comunale dei diritti dei detenuti, avv. Agostino Siviglia, con il Patrocinio Morale del Comune e della Città Metropolitana di Reggio Calabria. È stata inoltre promossa una raccolta fondi che ha coinvolto le Associazioni Reset e La Svolta al fine di sostenere il rimborso dei costi. Infine, hanno patrocinato la manifestazione anche la Presidenza del Consiglio regionale della Calabria e l’Aics. Seguendo l’alternarsi di momenti di recitazione teatrale a brani musicali, magistralmente eseguiti dalla cantante romana Barbara Santoni, la rappresentazione è risultata piacevole, leggera e profonda nel contempo, intima eppure pubblica, non solo perché, in particolare, si è soffermata sugli aspetti personali e familiari di Borsellino e Orlando ma anche perché a metterla in scena c’erano detenuti veri (fra i quali un ergastolano), educatori, volontari, attori professionisti e persino un agente di polizia penitenziaria. Insomma, un crocevia di “vite perdute”, “quelle delle “morti buone” e quelle delle “vite invischiate” con il male, ed in questo incrocio di “senso” è sembrato già allontanarsi quel “puzzo” che il male porta con sé. Del resto, come diceva Paolo Borsellino “in ogni essere umano c’è una scintilla di divinità”. Ed i detenuti del carcere di Via San Pietro hanno seguito attenti e partecipi, anche se qualcuno si è allontanato durante lo spettacolo, ma anche questo fa parte del “gioco delle parti”, soprattutto, se si mette in scena il dolore e la serenità di un uomo giusto qual è stato Paolo Borsellino. La Legalità e la Giustizia meritano dunque di essere anche snobbate, e non è affatto detto che ciò sia più naturale in un carcere. Di certo, ciascuno è chiamato a fare la propria parte, nella certezza che la Legalità e la Giustizia sono destinate a prevalere e che perciò continuare a proporle, soprattutto in un carcere, vuol dire renderle sempre possibili e sempre a portata di mano: in fondo, c’è più potenza e perfezione nel trarre il bene dal male che nell’impedire al male di esistere”.

Avv. Agostino Siviglia
Garante dei diritti delle persone private della libertà personale
Comune di Reggio Calabria

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