Questi arresti dovrebbero spingere anche la polizia postale italiana ad intensificare gli sforzi per bloccare i traffici illeciti che possono vedere come promotori o utenti anche i nostri connazionali
Il Darkweb o web sommerso, ormai è certo, costituisce un’immensa fonte di traffici illegali come si sta appurando attraverso inchieste delle forze di polizia di varie parti del globo che lentamente stanno riuscendo a penetrarvi e ad effettuare i primi successi investigativi. Proprio di oggi è la notizia di tre svizzeri arrestati da parte della polizia del Canton Argovia che sono accusati di aver spacciato grosse quantità di droga, per l’appunto attraverso il darknet, la parte più nascosta e non indicizzata di internet. Gli agenti, sono riusciti a introdursi nella piattaforma utilizzata per lo smercio illegale. Le indagini partite nell’estate del 2016 hanno portato prima al fermo di un 28enne molto attivo nella vendita di diverse sostanze stupefacenti, poi di un 36enne sospettato di aver guadagnato fino a 100.000 franchi con lo spaccio, e infine di un 50enne che coltivava marijuana nel proprio appartamento prima di rivenderla sul lato oscuro della rete. I pagamenti avvenivano in bitcoin, la più diffusa moneta virtuale. I conti bancari dei tre sono stati posti sotto sequestro. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questi arresti nella vicina Svizzera, dovrebbero spingere anche la polizia postale italiana ad intensificare gli sforzi investigativi per bloccare i traffici illeciti che possono vedere come promotori e/o utenti anche i nostri connazionali. (foto di repertorio)
c.s. – Giovanni D’Agata