“Ciò che le cronache politiche cittadine ci stanno consegnando, tra l’altro nel corso di un delicato momento storico per Reggio Calabria, non può che indurci ad una riflessione. Pensieri ed analisi che non voglio ricondurre alle pur criticabili beghe che contraddistinguono il PD all’interno di Palazzo San Giorgio con tutte le conseguenze del caso e che vengono pagate dalla comunità, o alla differenza di posizione politica che, come è noto, mi rende distante dalla maggioranza che attualmente guida il Comune e, quindi, dalla gran parte delle azioni, pochissime in quasi tre anni a dire il vero, intraprese da Consiglio e Giunta. La mia vuole essere una riflessione da donna in primis, e solo marginalmente da ex rappresentate istituzionale. Ritengo gravissimo, infatti, quanto accaduto nella questione Marcianò: è davvero da stigmatizzare il comportamento del Primo cittadino che ha inteso celare, tramite dichiarazioni affidate ai suoi fedelissimi, problematiche interne al suo partito e legate ad aspirazioni personali non decollate dietro assenze, secondo loro gravi, dell’assessore ad importanti riunioni dell’Esecutivo municipale, mentre la stessa, ha testimoniato nei fatti, di star proseguendo con il medesimo impegno il patto stretto con la città al momento del suo insediamento. Una donna all’ottavo mese di gravidanza, che vive con le normali apprensioni e paure il momento più significativo della sua vita e forse anche il più complicato per tutta una serie di fattori e che si ritrova al centro delle cronache per una sorta di ‘vendetta’, per essere stata preferita nell’assetto nazionale del partito in luogo del sindaco reggino, proprio quando stava maturando i frutti del suo lavoro (ripeto condivisibile o meno che sia) in una realtà territoriale che aspetta risposte ai suoi innumerevoli disagi. In un paese dove ogni giorno registriamo una sorta di bollettino di guerra riguardo omicidi, dove le statistiche ci raccontano, quotidianamente, di difficoltà occupazionali, remunerative, sociali delle donne, in cui spesso si è costrette a scegliere tra carriera e famiglia per scarse politiche ad hoc, dove la presenza femminile nei consessi politici – istituzionali e nei consigli di amministrazione delle società ha avuto necessità di leggi specifiche, proprio dalle rive dello Stretto, parte oggi, purtroppo sottolineo, un messaggio poco edificante nei confronti del mondo femminile. Oggi, parliamoci chiaro, a Reggio Calabria i nostri governanti ci dicono che una gravidanza è un ostacolo e ciò è inaccettabile, soprattutto se questa gestazione viene strumentalmente usata per fini che nulla hanno a che vedere con il raggiungimento del bene comune, nonostante vogliano farci credere il contrario. Da donna che si è sempre impegnata con sacrifici e sottraendo a volte del tempo prezioso alla propria famiglia per cercare di far crescere la città e la regione e che ha vissuto un universo, quello della politica appunto, spesso ‘uomo centrico’, non posso che esprimere pubblico sdegno per le vicende delle ultime ore augurandomi che mai più, ed in nessun ambito, la nascita di un figlio possa divenire ‘una scusa’ a servizio di ripicche e piccole (moralmente parlando) rivalse.
Tilde Minasi – Ex consigliere regionale – Ex assessore comunale