E’ un’estate torrida fatta di roghi dirompenti in grado di generare inquietudine, quella stessa trepidazione generata dalla desolante immagine di flussi umani in arrivo sulle nostre spiagge. Nonostante il Governo abbia tentato a più riprese di contenere il fenomeno siglando accordi, organizzando vertici, nulla sembra poter arrestare la valanga umana. I numeri degli sbarchi di migranti economici e richiedenti asilo o rifugiati, dall’inizio dell’anno ad oggi, contano 85.200 persone in Italia, quasi il 10 % in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le attuali politiche umanitarie e solidali hanno assunto una valenza economica ormai consolidata e questo anche in Calabria ha dato e dà i suoi frutti! Già il Governo Renzi ha mercanteggiato con i partner europei e pur di garantirsi una maggiore flessibilità sui conti pubblici, in cambio, ha offerto accoglienza unilaterale dei migranti. Tradotto: più soldi a patto che l’emergenza profughi fosse nelle mani della sola Italia. Con questa politica, l’unico risultato ottenuto è sotto gli occhi di tutti, il traffico di migranti è stato concentrato solo nel Mediterraneo. Il dibattito di queste ore, quindi, ci riguarda da vicino considerato che il 25% di profughi giunge nel continente attraverso i porti calabresi, in particolare Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone. Tralasciando le questioni di interesse internazionale e osservando quanto sta accadendo a livello regionale, non si può non evidenziare lo spaccato affaristico venutosi a determinare nell’ultimo triennio attorno all’emergenza migranti. Il caos dettato dalle continue emergenze, gli ingenti finanziamenti messi a disposizione, hanno generato un nuovo business. Dietro le strutture operative di protezione, siano esse CARA, CAS, Hot spot, SPRAR, si muove il mondo caritatevole dei volontari, delle associazioni, delle cooperative sociali e delle fondazioni religiose che, in tempi di penuria e crisi del welfare, stanno riversando tutte le loro attenzioni a questo nuovo comparto, la fabbrica dei clandestini! Guarda caso molte sono le cooperative sociali anche di nuova costituzione, nate attorno ai rifugiati sulla base di semplici autocertificazioni. Le banche dati ministeriali contano ventimila enti che si occupano di immigrazione! Vero è che, negli ultimi tempi, viste le bacchettate dell’Europa in materia di gestione dell’accoglienza dei migranti, le istituzioni locali, se prima per prassi affidavano direttamente al mondo del volontariato parte della gestione dei servizi, hanno optato per una maggiore trasparenza, affidandosi a procedure di evidenza pubblica svolte in base al dettato normativo per l’individuazione dei soggetti gestori. Qualcosa però non funziona, se nonostante ciò, il sistema non risponde efficacemente. Sarebbe ora che chi di dovere cominciasse ad interrogarsi su quali interessi si celano dietro la retorica umanitaria e buonista, sui controlli da effettuare sulle strutture e su chi le gestisce. La politica ed i parlamentari calabresi come stanno intervenendo sulla questione? Il Governo Regionale totalmente inadeguato, non prende posizione neanche rispetto al grave disagio dei calabresi costretti a subire l’onta delle politiche umanitarie buoniste in favore di popolazioni che, per quanto deboli economicamente o in fuga dalle guerre, non potrebbero essere oggetto di assistenza e cura più di chi è nato in Calabria. Dalle nostre parti i diktat del governo centrale vengono eseguiti passivamente in cambio di promesse o prebende spesso disattese. Ci si abitua a tutto facilmente in Calabria, anche ad essere umiliati, disprezzati, da chi al governo della Regione, ipocritamente finge di occuparsi del bene delle comunità calabresi celando la propria incapacità politica ed amministrativa con ogni mezzo, trincerandosi dietro atti, delibere prive di sostanza, dai contenuti sterili con frasi fatte e slogan creativi in nome principi di legalità, tolleranza e solidarietà. il Governatore e la sua corte somigliano ad una monade non intesa nell’accezione leibniziana ma chiusa in se stessa ed isolata dal resto dell’Universo. Nessuna clamorosa iniziativa di condanna sulla vicenda del CARA di Crotone, eppure lì si era annidata la ‘ndrangheta mascherata da volti santi consacrati alla carità cristiana. Vi è anche un’emergenza di sicurezza ma si continua a non riuscire ad imporre nelle sedi opportune interventi risolutivi atti a garantire, prima di tutto ai cittadini, misure di garanzia per l’incolumità all’altezza della situazione, si continua ad accogliere masse di disperati tra i quali ci sono criminali pronti ad essere arruolati nell’esercito della ndrangheta. Sarebbe proficuo se i cortigiani facessero un esame di coscienza e prendessero atto del fallimento del loro mandato. E’ urgente che si rendano conto che in Calabria, avendo sacrificato ogni opportunità di crescita e di investimento su un territorio a vocazione turistica, la speranza in un futuro migliore è sfumata e si sono amplificati gli atavici problemi di ordine socio-economico, il doppio binario nord/sud. In questo quadro, accogliere indiscriminatamente migranti equivale ad innescare vere e proprie bombe sociali e pericolose spirali di razzismo. Insomma un circolo vizioso di odio, guerra tra poveri che ci mette fortemente a rischio.
Alessandra Bordini – Vice coordinatore regionale MNS