Roma 21:00 – L’approvazione a tappe forzate dell’ultimo passaggio in Senato dell’approvazione dello “Ius Soli”, e cioè quella parte di diritto cui fanno riferimento le regole per ottenere la cittadinanza del nostro paese, oggi ha avuto qualche intoppo dovuto alla protesta dei senatori del carroccio. Come riportato da IlSole24Ore, la protesta è scattata sulla decisione approvata dall’Assemblea di invertire l’ordine del giorno e anticipare l’incardinamento del Ddl sulla cittadinanza agli stranieri rispetto al voto sui presupposti di costituzionalità del Dl sulla obbligatorietà dei vaccini.
Una richiesta arrivata da Loredana De Petris (Misto-Si) e appoggiata dal capogruppo Pd, Luigi Zanda. I senatori del carroccio hanno immediatamente esposto cartelloni inneggianti allo “NO IUS SOLI” mentre il presidente della commissione, Salvatore Torrisi (Ap), svolgeva la relazione illustrativa sul Ddl, arrivato in Aula senza relatore. Torrisi ha quindi chiesto ed ottenuto di poter depositare la relazione scritta. Mentre il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha espulso il senatore della Lega Raffaele Volpi, decisione successivamente revocata dop0 la richiesta del leghista Calderoli di sospendere la seduta visto che “l’espulso” era rimasto in Aula.
Ma, come in una delle migliori “saghe sudamericane”, i senatori del carroccio hanno tentato di occupare gli scranni del governo arrivando di corsa con i cartelloni e hanno spinto contro il tavolo la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli, medicata in infermeria. La faccenda dello “ius soli” è alla ribalta delle notizie dal 2013 e quindi fine governo Letta ed inizio governo Renzi. Ora nel nostro paese vige una legge legata allo Ius Sanguinis e per ottenere la nostra cittadinanza o si nasce da genitori italiani oppure il cittadino straniero nato in Italia ha diritto alla cittadinanza una volta diventato maggiorenne a condizione che vi abbia risieduto fino a quel momento «legalmente e ininterrottamente» e dichiari entro un anno dal compimento dei 18 anni, di volerla acquisire. Fin qui per quel che riguarda il “diritto”.
La cittadinanza può essere invece acquisita per matrimonio (purché in possesso di requisiti resi più stringenti dalle norme sulla sicurezza emanante in questi anni) oppure per naturalizzazione cioè concessa (con Dpr, sentito il Consiglio di Stato), su domanda dell’interessato, a chi risiede in Italia da almeno 1o anni se cittadino extra Ue e quattro se europeo. Il viggio della nuova norma comunque sia incontrerà anche l’opposizione oltre che della Lega e di FI anche del M5S che ha dichiarato la sua astensione dal Senato, ma anche di AP.
Il Ddl incardinato in aula introduce uno ius soli temperato con il diritto alla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia purché uno dei due genitori sia in possesso di permesso di soggiorno permanente o di permesso di lungo periodo e dunque sia residente nel nostro paese legalmente e in via continuativa da almeno 5 anni. Ma non solo. Può acquisire la cittadinanza (necessaria la dichiarazione di volontà) il minore nato da genitori stranieri oppure arrivato in Italia prima dei dodici anni quando abbia frequentato nel nostro paese un percorso formativo per almeno cinque anni.
Potrà anche chiederla chi non ancora maggiorenne sia entrato in Italia, vi risieda da almeno sei anni e abbia frequento un ciclo scolastico (o un percorso di istruzione professionale) ottenendo un titolo di studio (o una qualifica). Quindi non rimane che stare affacciati alla finestra del Senato e vedere se si arriverà ad una conclusione della “saga” ius soli.