Guardia di Finanza Reggio Calabria: operazione “Money Gate” la ricostruzione degli investigatori

Esecuzione di ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 8 persone per associazione per delinquere transnazionale finalizzata alla commissione di reati fiscali, appropriazione indebita e riciclaggio. Sottoposti a sequestro preventivo € 4.000.000.00 circa

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Palmi, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palmi, che dispone una misura restrittiva personale nei confronti di 8 persone, tra cui il noto imprenditore e proprietario della società di calcio “Catanzaro Calcio 2011 S.r.l.”, C.G., amministratore della “GICOS IMPORT-EXPORT S.r.l.”, di Cinquefrondi (RC), ristretto agli arresti domiciliari. Sono stati inoltre sottoposti agli arresti domiciliari anche la figlia C.A., la dipendente della società A.S.C. e il promotore finanziario milanese N.S.. Infine, sono stati raggiunti da un provvedimento restrittivo della libertà personale dell’“obbligo di dimora” V.M., P.M., Z.C., T.S., tutti dipendenti della “GICOS IMPORT-EXPORT S.r.l.”. L’accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione di reati di natura fiscale, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e appropriazione indebita di ingenti somme di denaro in danno della “GICOS IMPORT-EXPORT S.r.l.”. Il provvedimento eseguito in data odierna scaturisce dall’avvio – nel giugno del 2011 – di una verifica fiscale da parte dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria nei confronti della predetta “GICOS”, nel cui ambito erano emerse numerose irregolarità in relazione alla presenza di anomale transazioni finanziarie verso l’estero nonché ad un ingente utilizzo di denaro contante. Le conseguenti attività investigative, condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palmi ed esperite attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche, acquisizione di documentazione bancaria e fiscale, escussione di persone informate sui fatti, attività di perquisizione e sequestro nonché mediante rogatorie internazionali, hanno acclarato l’esistenza di un’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla commissione dei reati di appropriazione indebita, di emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, di dichiarazione infedele, nonché di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, composta dal dominus C.G., dalla figlia C.A., dai dipendenti della società “GICOS IMPORT-EXPORT S.r.l.”, V.M., P.M., Z.C., T. S., A.S.C., T.G.a e dal promotore N.S.. È stata inoltre accertata, a vario titolo, la commissione di ulteriori delitti di riciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte – tra gli altri – della stessa moglie del C., M.F., di due cittadini elvetici, amministratori di società fiduciarie svizzere e di alcuni rappresentanti legali di imprese commerciali che hanno emesso fatture false. Nel dettaglio, il C.G., nella qualità di rappresentante legale della “GICOS IMPORT-EXPORT S.r.l.”, si avvaleva di sistemi collaudati per realizzare reati di natura fiscale (utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti ed altro) ed appropriarsi indebitamente in danno della compagine societaria e dei creditori della menzionata GICOS, di ingentissime somme di denaro – ammontanti a €. 8.873.664,56 – accumulate nel corso degli anni attraverso i seguenti meccanismi: versamenti e depositi di denaro contante su conti correnti svizzeri, derivanti da vendite in nero e da utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.

In particolare è emerso che la GICOS, negli anni d’imposta 2006, 2007 e 2008 si è avvalsa di fatture false per quasi 2 milioni di euro. La maggior parte di dette fatture sono state emesse da una società con sede negli Stati Uniti che ha effettivamente ricevuto i pagamenti dovuti. Gli accertamenti hanno tuttavia dimostrato che pochi giorni dopo l’avvenuto accredito delle somme, le stesse venivano restituite (trattenendo una percentuale intorno al 5%) con bonifico su una serie di conti correnti in Svizzera intestati a società con sede in paradisi fiscali (Isole Vergini Britanniche, Panama, ecc.) di fatto riconducibili al C. Successivamente all’accredito delle somme a favore dei predetti soggetti, le stesse sono state trasferite su ulteriori conti correnti svizzeri intestati a società estere riferibili sempre al C.G. ovvero trasferiti su conti correnti cifrati comunque riconducibili ai medesimi; proventi derivanti da “vendite in nero”, fatti transitare sui conti correnti aperti da dipendenti della GICOS al fine di essere prelevati in contanti (prevalentemente con banconote del taglio di €. 500), successivamente versati sui conti correnti personali di C.G. e dei suoi familiari, o depositati in cassette di sicurezza intestate al C. e alla figlia A. e trasferiti in Svizzera su conti riconducibili al predetto imprenditore. In particolare, è stato accertato che la GICOS ometteva di fatturare una quota parte dei propri ricavi e faceva confluire i relativi pagamenti sui conti correnti intestati ai propri dipendenti. Questi ultimi, successivamente, emettevano assegni a favore di ulteriori dipendenti, che, infine, li incassavano in contanti. Si evidenzia inoltre che, in esito a specifica attività rogatoriale con la Svizzera è emerso che in quel Paese sono stati effettuati, nel periodo 2006/2011, versamenti di contanti per €. 4.059.580,00. Di questi, 1 milione è stato versato in contanti in data 05.10.2011 su un conto corrente cifrato denominato “cioccolato” riconducibile alla C.A.. Al riguardo, gli accertamenti hanno fatto emergere che dette somme sono state successivamente trasferite, in data 26.01.2012 su un conto corrente, sempre in Svizzera di una ulteriore società estera, quindi convertite in franchi svizzeri e trasferite su un ulteriore rapporto bancario il 03.01.2013, ed infine trasferite su un c/c localizzato alle Bahamas.

Si aggiunge infine che le richiamate somme, dopo essere state detenute in Svizzera, sono state fatte rientrare in larga parte (per complessivi €. 5,6 milioni) in Italia su conti correnti intestati ad una società fiduciaria, per il tramite dello strumento dello scudo fiscale (cd. Scudo fiscale ter di cui al D.L. 78/2009); operazione che ha consentito la regolarizzazione ovvero il rimpatrio, su iniziativa dei contribuenti interessati residenti in Italia, delle attività finanziarie e patrimoniali trasferite o detenute all’estero in violazione degli obblighi di cui al cd. “monitoraggio fiscale” (D.Lgs. n. 167/1990). Oltre a tali somme, C. G. risulta, altresì, aver rimpatriato – nell’ambito del c.d. “scudo ter” – l’importo di € 2.320.504,92 proveniente da un rapporto finanziario acceso presso un istituto di credito di Hong Kong. Le somme oggetto del rimpatrio sono poi state utilizzate per investimenti finanziari (acquisto e vendita di titoli); nonché a garanzia di un’apertura di credito per €. 3 milioni a valere su un conto corrente intestato al C.G., a sua volta utilizzato per acquisti da varie imprese a mezzo bonifici, nonché per erogazioni alla GICOS stessa e al “Catanzaro Calcio 2011 Srl”, classificate come “anticipo socio”. In tale contesto, nel mese di luglio del 2013, su disposizione della citata A.G., venivano eseguiti appositi decreti di perquisizione personale, locale e sequestro nei confronti della società e di taluni dei predetti indagati, sottoponendo a misura cautelare reale documentazione contabile, extracontabile, nonché disponibilità finanziarie detenute in cassette di sicurezza presso una filiale di Milano della Banca INTESA SAN PAOLO e presso le abitazioni di residenza, ammontanti, tra contanti e titoli, a complessivi €. 466.640. Nell’occasione, l’intervento dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria, aveva altresì impedito al C. G., alla figlia A. e a N. S. di effettuare il trasferimento all’estero del denaro custodito nelle predette cassette di sicurezza di Milano. Secondo gli accertamenti effettuati dai militari, infine, il C. ha omesso di dichiarare – per gli anni d’imposta dal 2006 al 2011 – redditi per oltre 7,3 milioni di euro. A margine, si segnala che al Cosentino, quale Presidente della società “Catanzaro Calcio 2011 Srl”, è stato contestato il reato di frode sportiva di cui all’art. 1 della L. 401/1989 in relazione ad una partita di calcio della Lega Pro prima divisione girone “B” del Campionato Italiano, disputata nella stagione 2012/2013. Alla luce di tali risultanze, con l’odierno provvedimento, il G.I.P. del Tribunale di Palmi, su richiesta della citata Procura della Repubblica, valutate le esigenze cautelari in ordine alla propensione a delinquere degli indagati, ha disposto:

a. l’esecuzione delle seguenti misure cautelari:

arresti domiciliari, nei confronti di C.G., C.A., A.S.C., tutti residenti a Cinquefrondi (RC) e N.S., residente ad Appiano Gentile (CO);

obbligo di dimora nel comune di residenza o dimora abituale, nei confronti di V.M., di Campo Calabro (RC), P.M. di Polistena (RC), Z.C., di Cinquefrondi (RC), T.S., di San Giorgio Morgeto (RC);

b. il sequestro preventivo di somme di denaro pari a € 4.000.000,00 circa, come segue:

€. 1.218.551,50 nei confronti di C.G.;

€. 1.000.000,00, nei confronti di C.A.;

€. 1.081.039,50, nei confronti di C.A. e M.F..

complessivi €. 738.415,77, nei confronti di V.M., P.M., Z.C., T.S., T. G..

Comunicato stampa  – Guardia di Finanza Reggio Calabria, 29 maggio 2017 – IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA  – Ottavio Sferlazza

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