Nel silenzio più assordante delle Istituzioni reggine, politiche e non, il Partito Democratico di Renzi, Falcomatà & C. sta portando a compimento l’ennesimo “scippo” alla città di Reggio Calabria, votando la settimana prossima al Senato la riforma che sancirà il definitivo declassamento della sede reggina dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (acronimo ANBSC). A questo punto di non ritorno si è arrivati grazie all’inerzia della classe politica della sinistra reggina e calabrese e vi raccontiamo come è andata. Nel Marzo 2010 il Parlamento votò all’unanimità la legge di conversione del decreto legge istitutivo dell’ANBSC, la città di Reggio Calabria divenne la sede principale di un ufficio pubblico di rilievo nazionale, un evento più unico che raro. Il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti mise subito a disposizione, quale sede, un immobile di proprietà comunale interamente ristrutturato. Nel Dicembre 2011 con un’interrogazione parlamentare il Deputato del Partito Democratico di Palermo Antonino Russo chiese lo spostamento della sede principale dell’ANBSC da Reggio Calabria a Roma o a Palermo. Nel Dicembre 2012 l’allora Governatore della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti firmava a Vienna una convenzione con l’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime ), massimo organismo ONU per la lotta internazionale al traffico di droga ed al crimine. Il sequestro dei beni alle mafie ed il contrasto della criminalità organizzata nell’economia furono alcuni dei temi affrontati nel corso della giornata d’apertura che si svolse nell’auditorium ‘Calipari’ del Consiglio Regionale. In questa occasione il governatore della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti ed il Direttore pro tempore dell’ANBSC Prefetto Giuseppe Caruso annunciarono che l’ufficio ONU “Antenne sulle Economie Criminali” sarebbe stato allocato nell’immobile di Reggio Calabria sede principale dell’ANBSC.
Nel Maggio 2014 l’allora Viceministro dell’Interno Filippo Bubbico del Partito Democratico, con delega ai beni confiscati, in un’intervista all’Unità, anticipava un suo disegno di legge che prevedeva sede unica dell’Agenzia a Roma, spazzando via Reggio Calabria. In quella occasione l’allora Ministro dell’Interno Angelino Alfano prima, ed il Presidente del Consiglio dei Ministri pro-tempore Matteo Renzi dopo, precisarono che la sede principale dell’Agenzia sarebbe rimasta a Reggio. Tutte promesse da marinaio. Ma è sempre il Partito Democratico, grazie all’iniziative dei suoi parlamentari, in particolare l’on. Laura Garavini (Atto Camera 1189) e l’on. Maria Chiara Gadda (Atto Camera 1039), a presentare dei disegni di legge i cui testi, poi unificati a quello di una legge di iniziativa popolare (Atto Camera 1138), che prevedevano non solo lo spostamento della sede principale dell’Agenzia a Roma, tra l’altro sede unica, ma addirittura la soppressione della sede di Reggio Calabria. Nell’ottobre 2015 la maggioranza di centrosinistra del Comune di Reggio Calabria, governata da Falcomatà e dal suo Partito Democratico, rinviava la discussione della mozione a difesa della sede principale dell’ANBSC a Reggio Calabria, ad oggi mai più discussa. Nel Novembre 2015 la Camera dei Deputati approvava la riforma al c.d. “Codice Antimafia” prevedendo lo spostamento della sede principale dell’ANBSC a Roma con il declassamento della sede reggina a secondaria, così come indicato nell’emendamento nr. 22.1 dell’on. Rosy Bindi del Partito Democratico, eletta in Calabria, votato nella 2^ Commissione Giustizia della Camera dei Deputati con la condivisione del Movimento 5 Stelle, on. Riccardo Nuti ed on. Giulia Sarti. Nel Settembre 2016 il presidente della 2^ Commissione Giustizia del Senato, il reggino, on. Nico D’Ascola, dava evidenza degli emendamenti, presentati in Commissione entro il termine del 4 agosto 2016, al predetto “Codice Antimafia”. In nessuno di questi emendamenti “si ridava vita” a Reggio Calabria quale sede principale dell’ANBSC. Ad oggi l’Ufficio ONU “Antenne sulle Economie Criminali”, frutto della citata convenzione firmata dall’allora Governatore Scopelliti, non ha ancora avviato la propria attività presso lo stabile sede principale dell’ANBSC, nonostante siano già stati individuati ed arredati gli spazi da utilizzare. A tal proposito la Regione Calabria, a guida centrodestra, aveva erogato, nell’aprile del 2014, al Comune di Reggio Calabria, proprietario dell’immobile, 70 mila per euro per l’adeguamento della sede principale dell’ANBSC al fine di ospitare il suddetto ufficio ONU. L’attuale Governatore della Regione Calabria Mario Oliverio del Partito Democratico ha contezza di questa iniziativa avviata dal Suo predecessore e di cui Lui dovrebbe occuparsi?
Veniamo ai giorni nostri.
Dal mese di dicembre dello scorso anno il reggino Minniti è Ministro dell’Interno. Tra i compiti istituzionali riservati al dicastero da Lui diretto c’è anche quello di Autorità di Vigilanza dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Chi più di Lui avrebbe potuto occuparsi a pieno titolo della citata riforma e dello “spostamento della sede principale” dell’Agenzia dei Beni Confiscati da Reggio Calabria a Roma, che il Suo Partito Democratico sta portando a compimento? Anche a Lui spettava la responsabilità di scongiurare tutto ciò, non fosse altro che per il mandato di rappresentanza che gli hanno conferito i Calabresi, i Reggini, essendo stato eletto nella nostra terra che é anche la Sua terra. L’on. Minniti del Partito Democratico quali iniziative ha intrapreso per scongiurare tale spostamento, l’ennesima mortificazione per la nostra, la Sua città, Reggio Calabria ? Nessuna! La riforma dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, dopo essere rimasta in giacenza per oltre un anno e mezzo alla 2^ Commissione Giustizia del Senato presieduta dal senatore reggino on. Nico D’Ascola, è approdata il 23 maggio scorso in aula al Senato per il voto e nel testo emendato vi è la conferma del “declassamento” della sede reggina a “sede secondaria”. Tutto questo rappresenta l’ennesima dimostrazione della inadeguatezza e forse anche della mancanza di senso di appartenenza di una sinistra reggina incapace di difendere e di battersi per la nostra Reggio.
Movimento Nazionale per la Sovranità Reggio Calabria