Reggio Calabria, operazione “U patri nostru”: Sequestrati beni per un valore di 28 mln di €

Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, le Fiamme Gialle del locale Comando Provinciale, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata hanno eseguito, nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Roma, un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata disposta, nei confronti dell’imprenditore edile vibonese R. A., l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro del l’intero patrimonio aziendale di n. 4 imprese commerciali, delle rispettive quote societarie, di n. 27 immobili (appartamenti, locali commerciali, terreni), di svariati rapporti finanziari e assicurativi, il tutto per un valore stimato pari a circa 28 milioni di euro.

Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, da cui è emerso che l’imprenditore – sebbene abbia riportato solamente condanne per fatti di modesta entità (violazioni fiscali e alla normativa sul lavoro), peraltro risalenti – è da tempo colluso con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie agli appoggi delle cosche operanti nei territori di Gioia Tauro (RC) e Limbadi (VV) e legate da accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dal le evidenze giudiziarie del processo cd. “Tirreno” e, da ultimo, del processo cd. “Mediterraneo” . Tale rapporto sinallagmatico, risalente ai primi anni Ottanta, ha consentito all’imprenditore di prosperare e, nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.

La figura di R. A. è inizialmente emersa nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “Bucefalo”, condotta dai predetti Reparti delle Fiamme Gialle e conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2015 , di provvedimenti cautelari personali e patrimoniali nei confronti di n. 11 soggetti , tra cui il noto imprenditore A. A. cl. 43. In quel contesto era emerso lo storico legame tra quest’ultimo ed i componenti di vertice della cosca “ P.” – da Don P. cl. 21 fino a P. P. cl. 45 – e come lo stesso si fosse prestato “ (…) da oltre venti anni, volontariamente e consapevolmente, al perseguimento degli scopi imprenditoriali ed economici della predetta cosca, così creando e sviluppando, nel tempo, solide cointeressenze economiche, accompagnate da ingenti investimenti commerciali nel territorio di Gioia Tauro (un esempio per tutti la realizzazione del parco comm erciale A.). A., in definitiva, è da ritenere partecipe della cosca, rappresentandone (…) il «cuore imprenditoriale» ”. Attraverso le indagini svolte era stato possibile a ccertare che nella realizzazione del “ Parco Commerciale A.” di Gioia Tauro (RC) erano state impiegate diverse imprese legate , direttamente o indirettamente, a cosche di ‘Ndrangheta.

L’assegnazione dei lavori, infatti, era una prerogativa esclusiva della cosca, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e un’altra cosca, le più potenti della piana di Gioia Tauro, storicamente legate da vincoli economici e di sangue. In questo contesto, la R. C. S.p.a. – gestita ed in teramente riconducibile a R. A. – ha realizzato una consistente parte dei lavori edili, ovvero la struttura prefabbricata adibita a nuova sede dell’“ A. S.r.l. ”, oltre a due capannoni ed un fabbricato che insistono all’interno del parco commerciale. Le investigazioni svolte, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno inoltre consentito di appurare come “… don A. R…. ” non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca, ma li frequentasse e si rapportasse con loro, attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre reciproca collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto il comune interesse alla realizzazione di opere edili – sia pubbliche che private – nel territorio calabrese. R. A. è quindi un esempio emblematico di “imprenditore mafioso”, che ha instaurato con la ‘ndrangheta, tanto reggina quanto vibonese, un rapporto interattivo fondato su legami personali di fedeltà e orientato ad un vantaggio economico, avendo certamente tratto dall’attiguità agli ambienti criminali un beneficio per la propria attività imprenditoriale.

Una volta delineato il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto, l’attività investigativa si è concentrata, poi, sulla ricostruzione del complesso dei beni di cui R. A. e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nel l’arco temporale intercorrente dal 1985 al 2017, accertando, non solo la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, ma, soprattutto, il ruolo di imprenditore “mafioso” che lo stesso ha rivestito nel tempo, tanto da poter sostenere che il patrimonio accumulato altro non sia che il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite e, nella specie, dell’attività delittuosa di cui all’art. 416 – bis c.p.. Si è appurato infatti, che la ” corporate governance” sistematicamente illecita abbia alterato nel tempo le attività economiche riconducibili alla famiglia R., snaturandone la loro ipotetica origine lecita, e trasformandole quindi – quale ” frutto di attività illecita ” – in altre entità economiche distinte dalle precedenti. Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, il sequestro di prevenzione sui seguenti beni riconducibili a R. A.:

  • patrimonio aziendale e capitale social e della “ R. C. S.p.a . ” (8 immobili e 27 veicoli)  , esercente l’attività di “fabbricazione di prodotti in calcestruzzo per l’edilizia”;
  • patrimonio aziendale e capitale sociale della “ S. F. S.r.l. ” (3 immobili), esercente l’attività di “lavori generali di costruzione di edifici”;
  • patrimonio aziendale e capitale sociale della “A. I. S.r.l. ”, esercente l’attività di “locazione immobiliare di beni propri”;
  • quote sociali (33,33%) della “ F.C.F. S. A. S.r.l. ”  esercente l’attività di “ coltivazione di ortaggi in piena aria”;
  • n. 2 7 beni immobili, tra appartamenti, locali commerciali e terreni siti nella provincia di Vibo Valentia e Roma;
  • n. 3 polizze vita e plurimi rapporti finanziari/assicurativi personali e aziendali.

Contestualmente all’esecuzione della misura di prevenzione, i predetti Reparti della Guardia di Finanza hanno eseguito diverse perquisizioni locali nei luoghi nella disponibilità del proposto e dei suoi familiari, ubicati prevalentemente nel territorio di Vibo Valentia.

comunicato stampa  – fonte:  http://www.gdf.gov.it – Reggio Calabria, 12 maggio 2017 ore 11:50 –  Comando Provinciale Reggio Calabria

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