Le ONG sono in mare perché l’Europa non c’è

Ieri, durante l’audizione alla Commissione Difesa del Senato, abbiamo avuto l’opportunità di spiegare come avvengono le nostre attività di soccorso nel Mediterraneo, ribaltando con forza tutte le false accuse. Soccorriamo uomini, donne e bambini con bruciature chimiche sul corpo. Vediamo persone morire asfissiate o annegate. È vergognoso attaccare organizzazioni che hanno come unico obiettivo quello di salvare vite. Siamo indignati. Non ci stiamo a subire gli attacchi di questi giorni contro il lavoro delle ONG in mare. La macchina del fango ha scatenato sui nostri social network una valanga di commenti offensivi, pieni di odio e di veleno. Ma la stragrande maggioranza della società civile, tra cui molti di voi sostenitori, ha preso posizione a favore delle organizzazioni e ha fatto nascere l’hashtag #iostoconleONG. Tra loro gli scrittori Erri De Luca e Roberto Saviano.  Ieri in audizione siamo stati ben lieti di rispondere alle domande dei parlamentari per fugare i dubbi sulla correttezza dell’operato di chi fa ricerca in mare, senza sentirci mai sul banco degli imputati. Al contrario, crediamo che a dover salire sul banco degli imputati siano le istituzioni e i governi europei. Ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini continuano a prendere il mare affidandosi a trafficanti senza scrupoli non perché potrebbero esserci delle barche a salvarli al largo della Libia, ma perché le politiche disumane dell’Europa non offrono nessuna alternativa legale e sicura. A favorire i trafficanti non sono le organizzazioni umanitarie ma le politiche europee. Da quando MSF ha avviato le operazioni in mare nel 2015, abbiamo soccorso 60.390 persone. Oggi nessun attore europeo ha un mandato specifico per salvare vite in mare. Fino a quando non ci saranno vie legali e sicure per chi cerca protezione, chiediamo l’avvio urgente di un meccanismo europeo dedicato di ricerca e soccorso su larga scala.

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