L’Italia e gli italiani che hanno un gap elevato rispetto ai Paesi più industrializzati del mondo per l’utilizzo di internet e della tecnologia informatica oggi si interrogano su nuovi quesiti.
Uno di questi attrae prepotentemente l’attenzione dei media in quanto avvolto da un alone di mistero e pericolosità al tempo stesso.
Si tratta del deep web, prima di tutto è fondamentale la distinzione con il Dark Web termine che invece si riferisce alla navigazione in rete in anonimato.
Il Deep web è relativo a quella parte di dati o bit che non ci appare su internet nella navigazione ordinaria. Per ben comprendere è utile riportare un imponente studio risalente al 2000 effettuato da Bright Planet (organizzazione degli Stati Uniti d’America) che fotografa, già in quegli anni, il Web come una oltre 550 miliardi di documenti, mentre Google, che è il motore di ricerca più utilizzato, ne indicizza solo 2 miliardi, quindi matematicamente meno dell’uno per cento (17 anni fa immaginate numeri di adesso che internet è molto più utilizzato) …
L’immagine più esplicativa per rendere facilmente l’idea sul deep web è l’iceberg, in quanto com’è noto ai più di esso si intravede solo una piccola parte quella sopra la superficie del mare ma è sott’acqua che si trova la sua massa più grande.
Oggi le stime omni-comprensive sui dati visibili con l’utilizzo di tutti i motori di ricerca si attesta intorno al 4%.
Il rimanente 96% apparentemente invisibile e apparentemente inaccessibile. In dottrina gli esperti dividono il web in 6 livelli: il web comune, il surface web dove operano i server informatici, il bergie web, ultimo livello accessibile senza particolari strumenti e conoscenze, ospita risultati nascosti di Google e siti di video e immagini senza censure; il deep web dove si entra solo usando software speciali e dove si trovano i canali di comunicazione degli hacker; il charter web nei cui forum si muovono con disinvoltura hacker, trafficanti di armi e droga, jihadisti, estremisti e pornografi.
E’ considerato mercato nero (virtuale) del mondo, e il marianas web che, leggende metropolitane, dicono comprenda l’80% di internet, il suo contenuto è in gran parte sconosciuto. (per approfondire wikipedia). Bisogna ricordare proprio riguardo i gradi più bassi della rete che l’antenato di quello che oggi chiamiamo “internet” nacque come strumento militare negli USA durante gli anni 50 e doveva essere un metodo di comunicazione sicuro e veloce a prova di guerra nucleare.
La rete Elaborata da ARPA, agenzia del Dipartimento della Difesa, venne chiamata ArpaNet. Una piccola parte di quel progetto è stato successivamente adattato alle telecomunicazioni ma la gran parte è rimasto per molti inutilizzabile. Cosa si può trovare man mano che si scende ? Tutto quello che per motivi vari non si vuole rendere noto: forum, siti di organizzazioni che perseguono fini illegali o non autorizzati dai governi in cui risiedono e negozi virtuali.
Quest’ultimi sono spesso fonte di approvvigionamento per terroristi mafie e pedofili alla ricerca rispettivamente di armi, documenti falsi, droga e file illegali. Gli acquisti vengono fatti in Bitcoin (la moneta digitale di internet).
Occorre però precisare che non tutti quelli che utilizzano il deep web ne fanno un utilizzo illegale. Quel tipo di connessione viene anche usato per fini “nobili”, allo scopo di far filtrare notizie che sono bannate da governi totalitari o in particolari scenari di guerra e tal volta per regalare alla storia anche segreti di stato.
Per navigare il deep web occorre utilizzare browser particolare il TOR (acronimo di The Onion Router) una versione modificata ricavata da Firefo che consente ai propri utenti di accedere anonimamente a siti che utilizzano il suffisso .onion, nascondendo il loro indirizzo IP.
Un consiglio spassionato, se non si è esperti non è il caso di avventurarsi in un ambiente virtuale per lo più mal frequentato e pericoloso dove il minimo che può accadere è il furto di dati personali e sopratutto non utilizzare un pc che abbia Windows magari utilizzare Linux. Un’altra convinzione personale è quella di evitare la navigazione dal mobile.