Ormai la gente in Italia e soprattutto al Sud si è purtroppo abituata a tutto ed al contrario di tutto. Il Governo, lo stesso che qualche mese prima con premier Renzi (PD) era divenuto stranamente possibilista (periodo pre-referendum) riguardo il Ponte sullo Stretto, oggi con l’Italia con premier Gentiloni (PD) cancella quel progetto definitivamente, in barba anche ai circa 600 milioni di euro spesi sino al momento per le varie progettazioni e studi che si sono susseguiti sull’argomento. Il nuovo Piano infrastrutture, introdotto sottilmente dal Documento di economia e Finanza approvato dal Consiglio dei Ministri, azzera tutto. Si ricomincerà con l’incarico per un nuovo studio di fattibilità sulle possibili opzioni di collegamento «stabile e non stabile», su quest’ultima dicitura ci si deve soffermare per capire che potrebbe essere anche il solito studio senza fine…. (il termine “non stabile” lascia orizzonti infiniti alla fantasia dell’uomo). Come se non bastasse a mortificare il nostro territorio spesso dimenticato dai governi che si riempiono la bocca di sviluppo per il Meridione solo in campagna elettorale nel documento appena ieri esposto non vi è neppure un’infrastruttura strategica prevista da Salerno in giù. Non soltanto il sognato (per alcuni) Ponte sullo Stretto ma anche l’agognata (per tutti) Alta velocità ferroviaria rimane un lusso solo per una parte del Paese che “stranamente” coincide con il Centro-Nord. Nei fatti quindi non si scorge minimamente il voler migliorare la situazione economica al Sud per il cui miglioramento invece necessitano, trasporti e infrastrutture. Senza un moderno ed efficiente piano per i trasporti, (i collegamenti via mare tra le due sponde hanno costi esorbitanti, l’Aeroporto Tito Minniti vivacchia grazie a proroghe e non è ben chiaro il suo esercizio futuro dati i “problemi” che la ditta vincitrice della gestione ha attualmente, problemi avuti anche dalla società siciliana di gestione dell’autostrade). Stando alle mosse politico\economiche messe sul tavolo oggi l’intera Area dello Stretto, non ha alcuna possibilità di invertire il processo d’impoverimento iniziato inesorabilmente almeno 5 anni fa. I politici e le istituzione calabresi e siciliane devono necessariamente “battere i pugni” sui tavoli romani perché nonostante il governo sia dello stesso colore di Regione e Comune \Città Metropolitana non sembra proprio che li tenga nella giusta considerazione. Un suggerimento molto evidente ci permettiamo di darlo: “Perché non utilizzare aziende interamente pubbliche, e quindi a costo di esercizio zero, per verificare la fattibilità economica del Ponte sullo Stretto?”.
Fabrizio Pace