Sophia Luvarà è una giovane regista reggina che vive dal 2007 a Londra: dove ha frequentato la London Film Academy. Il suo ultimo documentario: Inside the Chinese Closet sui giovani omosessuali cinesi e il loro rapporto con genitori e società è stato proiettato al Cinema Odeon della città della Fata Morgana.
Dopo una laurea in biotecnologie: scegli di dedicarti al cinema e andare a Londra. Cos’è successo e perché Londra?
Dopo la laurea a Torino, ho fatto un anno in un laboratorio con una borsa di studio. Mi piaceva l’attività di ricerca ma la vita di laboratorio non era per me. A venticinque anni avevo in mente tante cose. Così ho mollato tutto d’impulso (come il protagonista de La linea d’ombra di Joseph Conrad N. d. A.) e sono andata a Londra per imparare l’inglese. Dovevo stare quattro mesi: sono rimasta nove anni. A Londra ero stata la prima volta da ragazzina in vacanza studio: mi sono subito innamorata. Poi sono tornata tante altre volte. C’è gente da tutto il mondo. Ci sono tante possibilità. Ho sempre amato il cinema: pensando fosse solo una passione e che mai avrebbe potuto essere un lavoro. Dopo un corso: ho iniziato a lavorare come assistente. Alcuni anni di gavetta e poi ho iniziato a girare i miei documentari: l’ultimo Inside the Chinese Closet è stato un successo.
Hai ribadito che continuerai con i documentari senza occuparti di fiction: perché?
Con i documentari ti confronti con la vita reale delle persone e non con attori. Passi molto tempo in posti diversi con persone che hanno vite diverse dalla tua: devi immergerti in queste realtà. Nella fiction, invece, il processo è molto differente: ricrei situazioni immaginarie con attori.
Esiste in Cina un’emigrazione di omosessuali verso la più tollerante Taiwan?
Verso Taiwan no. C’è un’emigrazione verso gli Stati Uniti, l’Australia, l’Europa. Vanno a studiare per poi trovarsi un lavoro e restare. Creando situazioni in cui si immaginano famiglie o fidanzati fittizi. Nonostante siano lontani: la famiglia e la cultura li seguono dappertutto.
I tuoi programmi immediati?
Sto cercando di trasferirmi in Italia; sono da qualche mese a Roma perché mi è stata offerto un lavoro presso una casa di produzione. Roma è una città meridionale e io, da meridionale, mi trovo bene: anche sul lavoro. Quindi la mia idea è stabilirmi a Roma per poi continuare a realizzare documentari in giro per il mondo.
Un sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe girare un documentario in India. Qualche anno fa dovevo andarci per un viaggio preliminare: poi per vari motivi è saltato tutto. È un interesse anche personale. Per ora sono impegnato in un progetto in Calabria che mi terra impegnata per almeno due anni: per cui l’India è posticipata.
Tonino Nocera