Catania 12:50 – Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, intervenuto stamane sul fenomeno migratorio nella seduta del Comitato di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, non ha dato certo delle buone “novelle” in merito alla radicalizzazione dei “migranti”. LaRepubblica.it ci riporta alcune sue dichiarazioni e preoccupazioni in merito. “Fenomeni di radicalizzazione al terrorismo sono stati registrati in un momento successivo all’ingresso in Italia da parte dei migranti e lo registriamo nell’ambito della popolazione carceraria; Ci giungono segnalazioni molto concrete di fenomeni di reclutamento, di radicalizzazione che vedono come promotori alcuni dei migranti che sono stati arrestati per avere commesso degli illeciti e che a loro volta tentato di fare proselitismo nelle carceri; Altro fenomeno di radicalizzazione lo registriamo in altri centri in cui viene utilizzata la manodopera dei migranti nelle attività agricole delle serre, e mi riferisco soprattutto al territorio del Ragusano dove avviene il cosiddetto ‘caporalato’…..Quello che noi riteniamo, ma sul punto non abbiamo indicazioni documentali certe è che una parte dei proventi del traffico dei migranti clandestini finisca nelle mani di soggetti che operano e che hanno organizzazioni militari o paramilitari. Quindi non si possono escludere anche organizzazioni che siano collegate con il mondo del terrorismo”. Una domanda, o meglio quesito, che si pone il procuratore Zuccaro, è come mai dal settembre-ottobre 2016 abbiamo registrato un improvviso proliferare di unità navali delle Ong che fanno il lavoro che prima gli organizzatori svolgevano: accompagnare fino al nostro territorio i barconi dei migranti. Abbiamo registrato la presenza, nei momenti di maggior picco, di tredici assetti navali?” L’indagine conoscitiva aperta dalla sua procura apre molti altri interrogativi e cioè come fanno queste ONG a sopportare i costi gestionali, organizzativi e di mantenimento dei mezzi navali e del vario indotto? Quello che è emerso da questa indagine conoscitiva è che il Paese europeo che ha dato vita alla maggior parte di queste Ong è la Germania cui fanno capo cinque di queste Ong con sei navi, tra cui le due di Sos Mediterranee. Costi mensili o giornalieri “elevati”, sottolinea Zuccaro. ‘Aquarius’ di Sos Mediterranee, a esempio, ha un costo di 11.000 euro al giorno. Il Moas di Christopher e Regina Catrambone, Ong con sede a Malta, “ha costi per 400.000 euro mensili” e ha due navi Phoenix, battente bandiera del Belize, e Topaz con bandiera delle Isole Marshall: “Crea sospetti – ha proseguito – anche questo dato dei Paesi che danno bandiera alle navi”. “Le Ong lavorano spesso in prossimità del territorio e delle coste libiche. Abbiamo calcolato che negli ultimi quattro mesi del 2016 il 30% dei salvataggi con approdi a Catania è stato effettuato da quelle organizzazioni; nei primi mesi del 2017 quella percentuale è salita ad almeno il 50%. E accanto a questo dato emerge che il numero dei morti non è diminuito”. Ha continuato il procuratore: “Registriamo un dato che ci desta preoccupazione: il numero di morti in mare nel 2016 ammonta a 5000; nel triennio 2013-2015 le vittime di cui si è occupata la Procura di Catania sono state 2000: il che mi fa ritenere che la presenza di queste organizzazioni, a prescindere dagli intenti per cui operano, non ha attenuato il numero delle tragedie in mare”. Quindi tantissimi i dubbi leciti e domande che nascono spontanee dall’analisi dei dati e delle circostanze. Vedremo ora se la Procura di Catania riuscirà a dare risposta e magari a portare alla “luce del sole” tutte le risposte ai dubbi posti fino ad ora.