I ministri dell’Interno di Italia, Germania, Francia, Svizzera, Austria e Malta per l’Europa e di Tunisia, Algeria e Libia per l’Africa, si incontreranno a Roma per creare un gruppo di collaborazione permanente tra le due sponde del Mediterraneo. L’obiettivo dichiarato di governare i flussi di immigrati oggi chiamati migrati. La riunione sarà presieduta da ministro reggino Marco Minniti. Si lavorerà per trovare una nuova intesa e la stesura di una dichiarazione di intenti che fissi “azioni comuni, rapide e decisive per evitare che migliaia di persone rischino la vita per raggiungere il Nord Africa e l’Europa” coinvolgendo anche i Paesi Nord Africani. Com’è noto, giorni fa il governo libico del generale Serraj ha presentato all’Italia una lista di attrezzature necessarie per attuare l’accordo sottoscritto il 2 febbraio con il premier Gentiloni e appoggiato dalla Comunità Europea, per la fermare le partenze ed i flussi di immigrati. In pratica l’Italia dovrebbe fornire alla Libia: elicotteri, navi, ambulanze, apparecchiature, fuoristrada ed in più “l’addestramento, l’equipaggiamento e il sostegno alla guardia costiera” per un totale di 800 milioni di euro. Sono state inoltre richieste: 10 navi per la ricerca e il soccorso; 10 motovedette per i controlli sotto costa 24 gommoni, 10 ambulanze, 30 jeep, 15 automobili, 30 telefoni satellitari, mute da sub, bombole per l’ossigeno, binocoli diurni e notturni. Il costo stimato è di almeno 800 milioni. L’Unione Europea ne ha stanziati 200, gli altri saranno attinti dal fondo per l’Africa. Ottenute queste risorse e fatto l’addestramento delle truppe necessario, Tripoli sarà obbligata a effettuare le azioni di recupero di naufraghi. Le previsioni sui flussi migratori, svelano un incremento degli arrivi rispetto al 2016 (nei primi due mesi e mezzo del 2017 si è registrata un’impennata del 36% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). E’ stato quindi avviato un negoziato per la creazione di campi di accoglienza per i profughi in alcuni Paesi africani in modo da alleggerire la pressione proprio sulla Libia.
Fabrizio Pace