“Può rubarti fino a 2 anni di vita”
La povertà “Può rubarti fino a 2 anni di vita”. A sostenerlo uno studio svolto sull’arco di 13 anni pubblicato su Lancet, secondo cui vivere in condizioni sociali ed economiche svantaggiate, per esempio avendo un basso profilo professionale, può privare una persona di 2,1 anni in media. La ricerca, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stata condotta da Lifepath, un progetto finanziato dalla Commissione europea. Lo scopo è individuare i meccanismi biologici alla base delle differenze sociali nella salute, un basso status socioeconomico può essere letale quanto fumare, avere il diabete o condurre una vita sedentaria, associati rispettivamente alla perdita di 4,8 anni di vita, 3,9 e 2,4. Si vive, in media, un anno di meno se si fa abuso di alcol. «Ci siamo sorpresi quando abbiamo scoperto che vivere in condizioni sociali ed economiche povere può costare caro quanto altri potenti fattori di rischio come il fumo, l’obesità e l’ipertensione, commenta Silvia Stringhini, ricercatrice al Centro ospedaliero universitario vodese (CHUV) di Losanna e coordinatrice dello studio. Queste circostanze possono essere modificate con interventi politici e sociali mirati, per questo dovrebbero essere incluse fra i fattori di rischio su cui si concentrano le strategie globali di salute pubblica». I ricercatori hanno raccolto e analizzato dati da 48 coorti, insieme di individui che hanno sperimentato uno stesso evento in un periodo definito, indipendenti di Gran Bretagna, Italia, Portogallo, Stati Uniti, Australia, Svizzera e Francia, per un totale di più di 1,7 milioni di partecipanti, seguiti per una media di tredici anni. «È noto che educazione, reddito e lavoro possono influire sulla salute, ma pochi studi avevano cercato di valutare quale fosse il peso effettivo di questi fattori. Per questo abbiamo deciso di confrontare l’impatto dello status socioeconomico sulla salute mettendolo a confronto con quello di sei fra i principali fattori di rischio», spiega Mika Kivimaki, professore all’ateneo britannico University College di Londra e co-autore dello studio. Un basso livello socioeconomico, secondo l’equipe, può quindi essere un efficace indicatore di un calo nell’aspettativa di vita. «Lo status socioeconomico è importante perché include l’esposizione a diverse circostanze e comportamenti potenzialmente dannosi, che non si limitano ai classici fattori di rischio come fumo e obesità, su cui si concentrano le politiche sanitarie», conclude Paolo Vineis, professore all’ateneo Imperial College di Londra e coordinatore di Lifepath. L’obiettivo è «fornire accurate prove scientifiche a istituzioni sanitarie e decisori politici, che a loro volta potranno migliorare l’efficacia delle loro strategie di intervento sulla salute pubblica». Lo studio è il primo a confrontare l’aspettativa di vita fra persone appartenenti a diverse categorie socioeconomiche, correlando queste differenze con quelle dovute a sei noti fattori di rischio per la salute.
C.S. – Giovanni D’Agata