Messina, operazione Linea d’addio. Bloccata pericolosa banda di rapinatori: 6 romeni e 2 sicliani

Risolto il giallo dei coniugi sequestrati in casa lo scorso ottobre ad Ucria

Sono stati arrestati stamani gli autori della rapina ai danni di una coppia di coniugi sequestrati nella loro casa di Ucria lo scorso ottobre. I poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Patti, coadiuvati dai colleghi delle Squadre Mobili di Messina, Palermo e dei Commissariati P.S. Capo d’Orlando, Termini Imerese e Partinico, hanno eseguito all’alba la misura cautelare con la quale risultano chiare le responsabilità di nove individui. Cinque sono gli esponenti della banda ad essere stati raggiunti da misura cautelare in carcere. Due le persone sottoposte agli arresti domiciliari,due quelle sottoposte all’obbligo di dimora. Un piano ordito nei minimi dettagli, un’azione criminosa spietata e brutale che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre scorso i nove malviventi non hanno esitato a mettere in atto nei confronti di una coppia di signori orlandini, in vacanza nella loro casa di campagna, tra Ucria e Floresta. Incappucciati e armati di coltello e mannaia hanno sorpreso nel sonno marito e moglie, derubandoli di tutto ciò che di valore i due possedevano in casa, compresi i gioielliche avevano addosso. Si sono poi fatti consegnare le chiavi di casa dell’abitazione di Capo d’Orlando estorcendo loro i dettagli necessari per trovare e aprire la cassaforte. E mentre una parte della banda raggiungeva Capo d’Orlando e svuotava il secondo appartamento, i compari sequestravano in casa loro le vittime. Se ne sono andati solo dopo lunghe ore di terrore, portando via telefonini e persino l’auto di famiglia. L’allarme è scattato quando i due malcapitati, in stato di choc per quanto subito, sono riusciti a raggiungere il centro di Ucria. Immediate le indagini della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Patti: i poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Patti hanno avviato una ricerca a 360 gradi, per scoprire ogni utile spunto o indizio che permettesse di ricostruire la dinamica della rapina e del sequestro. Gli investigatori sono partiti dal traffico veicolare su strade ed autostrade e dall’analisi delle immagini di decine di sistemi di videosorveglianza installati nei vari comuni presumibilmente attraversati, o anche solo sfiorati dai malviventi. Nulla è stato tralasciato, contatti più o meno recenti avuti dalle vittime compresi, abitudini di vita e spostamenti. Si è poi passati allo scrupoloso ed analitico studio del voluminoso traffico telefonico agganciato nella notte del delitto dalle celle dei gestori telefonici sul territorio di decine di comuni di più province siciliane e, infine, all’intercettazione delle conversazioni registrate su alcune utenze sapientemente individuate come sospette. Il poderoso lavoro investigativo ha condotto i poliziotti a rintracciare tracce apparentemente invisibili, inavvertitamente lasciate dai malviventi, peraltro rivelatisi estremamente cauti ed attentissimi. I primi risultati hanno permesso di concentrarsi sulla figura del basista, identificato in un noto pregiudicato tortoriciano e sull’ipotesi investigativa che la rapina di Ucria rientrasse in una serie di fatti delittuosi della stessa specie, ascrivibili ad una cerchia di professionisti del crimine. I fatti di Ucria riconducevano infatti ad una banda costituita da uomini del palermitano e cittadini rumeni, operante nella provincia del capoluogo siciliano ma abituata a frequenti incursioni anche in quelle limitrofe e segnatamente in quella messinese, avvalendosi di una rete di fonti che selezionavano gli obiettivi sul territorio e mettevano a disposizione dei complici le informazioni utili, a fronte di una quota di partecipazione agli utili delle successive imprese  criminali. Imprese criminali sapientemente dissimulate, nelle conversazioni pianificatorie captate tra i sodali, col ricorso a metafore calcistiche (“belle partite da giocare” […] “un intero campionato bellissimo”) che, nei concitati momenti dell’esecuzione materiale dei colpi, cedevano il passo ad un più operativo gergo militare (“operazione Linea d’Addio è incominciata, già è aperta! [….]Stiamo iniziando l’intervento, già l’hanno cominciato ad aprire, già è a posto, aperta!”). Un gruppo pericoloso, quindi, perfettamente organizzato e autore di molti altri furti in abitazioni, per lo più ville isolate, tentati o consumati, tra i quali quello avvenuto nella prima mattinata del 14 novembre 2016 a Sant’Agata MiIlitello: nella circostanza, peraltro, alcuni componenti della banda, sorpresi dai sistemi di allarme e dal successivo intervento della Polizia del locale Commissariato, erano costretti a darsi ad una rocambolesca fuga ed a nascondersi in casolari di campagna prima di essere recuperati da complici arrivati appositamente da Palermo con un borsone di abiti puliti necessari per eludere i controlli delle forze di polizia.   Sulla scorta di tali corpose acquisizioni investigative, la Procura della Repubblica di Patti ha richiesto ed ottenuto dal GIP dello stesso Tribunale l’ordinanza cautelare eseguita stamani. Analogo provvedimento è stato emesso dal GIP presso il Tribunale per i Minorenni di Messina su richiesta della Procura Minorile peloritana, Sostituto Procuratore Dott. Andrea Pagano, a carico del minore di nazionalità rumena, già collocato in una struttura di accoglienza, rivelatosi coinvolto fattivamente nei colpi ed indicato dai complici come “spiderman, per le differenziali capacità atletiche che lo rendevano agilissimo ed idoneo alle incursioni nelle case violate. L’operazione della Polizia di Stato ha fermato la pericolosissima banda criminale in un momento di piena attività ed in cui non si esclude che stesse organizzandosi per elevare ulteriormente il livello di aggressività e pericolosità della sua azione, indirizzandosi su modelli di devianza criminale di attualissimo allarme sociale quali quelli connessi al fenomeno internazionale di avvistamenti di autori di crimini vestiti da Clown. Tra le conversazioni intercettate dagli investigatori del Commissariato di Patti se ne evidenziano indicanti l’intento di alcuni componenti della banda (in particolare un rumeno) di reperire tute bianche del tipo da imbianchino nonché parrucche e maschere da clown, destinate esplicitamente ad essere indossate in azioni illecite. Indicative della circostanza, del resto, le stesse immagini che campeggiavano sui profili facebook degli indagati in concomitanza con le stesse conversazioni telefoniche.  Durante le perquisizioni domiciliari effettuate stamani dai poliziotti è stata rinvenuta una pistola calibro 6,35 con relativo munizionamento, due pistole giocattolo e la somma di 3.000 euro.

fonte  — http://questure.poliziadistato.it/Messina

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