Riceviamo e Pubblichiamo
Gentile Direttore,
le riflessioni che mi accingo ad esternare saranno, eventualmente, confermate in altre sedi dal momento che, quasi certamente, si è costretti ad intraprendere azioni giudiziarie sotto vari aspetti: civile, amministrativo, penale e di responsabilità contabile. Il Marrelli Hospital, inspiegabilmente ed irragionevolmente, fin dal suo nascere, ha dovuto affrontare una serie di ostacoli, probabilmente creati ad arte. Il motivo non è ben chiaro, sebbene vi siano pochi dubbi che una struttura così importante crei, verosimilmente, scompiglio fra le antiche e storiche baronie, ma anche tra le nuove. Questa clinica è la prima struttura per acuti accreditata in Calabria da 15 anni; sicché, la stessa avrà scompaginato, probabilmente, le lobby politico–clientelari che ruotano da sempre nella sanità pubblica e privata calabrese. In effetti, ad aggravare la situazione, vi è che da circa tre anni è stata prodotta una campagna, anche mediatica, diretta a screditare il Marrelli Hospital e, quindi, diretta ad impedire la sua apertura auspicata da parte dell’intera collettività, sul falso e travisato presupposto che la sottoscritta fosse o fosse stata in conflitto d’interessi, visto l’incarico politico rivestito. Basti leggere i giornali dell’epoca: 7 interrogazioni parlamentari; fiumi di note stampa da ogni parte della Calabria, con l’aiuto, probabilmente inconsapevole, di politici del territorio crotonese che si sono trovati coinvolti. Mi hanno accusata di essere l’artefice della chiusura della Fondazione Campanella laddove, dal fallimento naturale e giuridico della stessa, ne è derivata una spartizione che certamente non ha favorito la sottoscritta, o il Marrelli Hospital. Ricordo chiaramente quando si urlava ai quattro venti: “Qualcuno vuol chiudere la Campanella per aprire il Marrelli”. E però, di quei 9 milioni di budget, pur essendo stati ripartiti, nemmeno un euro è arrivato a Crotone. Nel contempo, il Marrelli Hospital, avendone i requisiti – non certo per generosità dei Commissari – è stato autorizzato dopo un anno e mezzo, trascurando, diciamo inavvertitamente, l’istruttoria positiva del Dipartimento della Salute nonché la circostanza, pur inconfutabile, che con la stessa normativa, altre cinque strutture erano già state autorizzate, in tempi molto più rapidi rispetto al Marrelli Hospital. Quando, però, venne il nostro turno tutto si blocca; e nonostante il DCA 9/2015 portasse con sé una dotazione di 90 posti letto, si è dovuta attendere l’approvazione di una nuova rete ospedaliera. Tutto ciò pur nella consapevolezza che nel frattempo l’azienda aveva assunto tutti i dipendenti essendo il presupposto indicante il possesso dei requisiti minimi e non considerando che tale circostanza, di fatto, stava portando la clinica allo stremo delle forze economiche, giacché gli istituti di credito avevano bloccato i mutui. Soltanto dopo una grande manifestazione di piazza, con occupazione della sede commissariale, è stata firmata l’autorizzazione sanitaria e, poi, il conseguente accreditamento. Tuttavia, nonostante la struttura sanitaria sia stata accreditata, il budget da assegnare ai privati diventa un nuovo – e sembrerebbe insormontabile – problema. Stranamente, di gran corsa, per la prima volta nella storia dei budget della Regione Calabria, il riparto tra le cliniche private accreditate viene fatto prima dell’inizio dell’anno, ancor prima dell’avvenuto riparto ufficiale del Fondo Sanitario Regionale da parte dei Ministeri e della Conferenza delle Regioni, senza istruttoria né approvazione da parte del Dipartimento Regionale e senza tener conto della proposta – richiesta dagli stessi Commissari – avanzata dall’ASP di Crotone. Nel merito: i fondi assegnati all’unica nuova struttura sanitaria regionale, pronta ad ospitare oltre 10.000 ricoveri/anno, nonostante il tetto complessivo dell’ospedalità privata per il 2017 sia cresciuto di ben 13 milionidi euro (a scapito degli ambulatori di specialistica), si attesta a 2,9 milioni. Se l’intento è quello di ostacolare l’apertura del Marrelli Hospital ovvero di affossarlo, per come sembrerebbe, evidentemente è stato raggiunto giacché se la clinica apre, non avendo budget sufficiente sarà mandata in decozione. Una struttura con i costi di esercizio come il Marrelli Hospital, con appena 2,9 milioni di euro, e dopo averla stremata finanziariamente per due anni, se deve aprire con queste prospettive, inevitabilmente se ne vuole il fallimento. Saranno le varie iniziative giudiziarie che sono state intraprese e che si intraprenderanno ad accertare la sussistenza del dolo nel creare difficoltà alla struttura e, quindi, la sussistenza di un preciso disegno che se dovesse essere confermato non potrebbe che essere, ahimè, criminoso. Sennonché saranno le Autorità, anche Europee, a dire l’ultima parola sull’ultimo Decreto commissariale e, perfino, su quelli precedenti. Il tutto, anche per comprendere se è legittimo e opportuno impedire l’apertura di una struttura come il Marrelli Hospital laddove è salita al 40% (record mai raggiunto prima d’ora) la percentuale dei calabresi malati di cancro che si cura fuori regione. Matteo Renzi ha dimostrato di essere un leader coraggioso. Ha messo in piedi un tentativo di politica innovativa, ma il progetto è fallito soprattutto al Sud ed in particolare in Calabria avendo inviato, mi permetto di affermare, consoli poco lungimiranti. Ha scelto Scura ed Urbani per la gestione della sanità e dunque per la gestione del 72% delle risorse regionali, i cui risultati politici e di economia sanitaria sono sotto gli occhi di tutti. Il malcontento è così alto che se non si correrà ai ripari, avremo anche alle nostre latitudini governi populisti e senza storia.
Antonella Stasi