25\11\2016 – Alessandra Polimeno nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne esprime la sua soddisfazione per questo risultato. Non posso non esprimere la mia soddisfazione, sia da donna impegnata in politica ma anche da professionista impegnata su questi temi, per l’approvazione della Legge regionale che istituisce l’ “Osservatorio Regionale sulla violenza di genere”, la cui proposta è stata presentata dal capo gruppo di FI On.le Alessandro Nicolò, che avrà il compito specifico di elaborare indirizzi strategici in materia di violenza di genere e con funzioni di raccordo tra i vari enti e soggetti del territorio che si occupano di prevenzione e contrasto della violenza. Io credo che non solo sia importante, ma fondamentale, l’intervento delle istituzioni su questo tema perchè la violenza contro le donne è un fenomeno multidimensionale che necessita da parte delle istituzioni e delle organizzazioni coinvolte un raccordo interistituzionale tra istituzioni pubbliche e private, tra associazioni e professionisti, per la definizione di percorsi integrati e la messa in pratica di procedure operative della rete antiviolenza. Questa è la grande sfida che chiama in causa le amministrazioni pubbliche. Ovviamente tantissime sono le cose che vanno fatte in questa direzione per offrire alla società una nuova lettura del fenomeno della violenza di genere contro le donne. E’ sicuramente necessaria un’efficace tutela repressiva, anche per scopi deterrenti, ma non basta, perché interviene solo a posteriori, dopo che la violenza si è consumata. Il numero sempre crescente di violenze di genere ci fa intuire che nonostante i numerosi interventi normativi succedutisi negli ultimi anni serve una inversione di rotta nella lotta contro la violenza. Per questo va posta maggiore attenzione, in un’ ottica preventiva, sulla scuola, ma soprattutto sulla famiglia, luoghi di crescita e di formazione per i nostri giovani , perché “violenti non si nasce, ma si diventa”. Infatti, solo se si riescono a capire le condizioni che producono il comportamento aggressivo ed evitare che si verifichino nella vita del bambino, si può sperare di cambiarle e prevenirle. Poi credo sia necessaria un’ azione più incisiva di monitoraggio che consenta di conoscere i bisogni e la realtà locale, mobilitare le risorse disponibili nel contesto territoriale, mettere in comunicazione gli attori pubblici e privati, responsabilizzarli nella progettazione e attuazione di interventi che vanno verificati costantemente. Ma l’ aspetto fondamentale sul quale intervenire è il reinserimento socio-lavorativo che garantisce la reale uscita delle donne dal circuito della violenza. Ma attualmente, in tutte le realtà regionali, questo sembra essere l’anello più debole della rete degli interventi di contrasto al fenomeno della violenza. Il mio auspicio è che si lavori da subito a questi percorsi per aiutare a cancellare quelle tante discriminazioni che ancora vedono al centro l’universo femminile.
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