Operazione Blue Paradise, la ricostruzione degli inquirenti ed i beni sequestrati per un totale di 50 milioni di €

polizia-di-statoReggio Calabria, 18 novembre 2016 – La Polizia di Stato – ad esito di una complessa attività investigativa di natura patrimoniale svolta dalla locale Divisione Polizia Anticrimine e coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia -Sezione Misure di Prevenzione – di Reggio Calabria, ha messo a segno un ulteriore attacco agli interessi criminali della ‘ndrangheta, dando esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti di C.N., nato a Nicotera (VV), attivo nella piana di Gioia Tauro (RC) ma con rilevanti interessi economici nelle province di Vibo Valentia, Roma, Bologna ed in tutto il Nord Italia. Il C. era già stato oggetto di attenzione del Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, a seguito dell’inoltro da parte della Questura di R. C. di una proposta per l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di P. S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e conseguente richiesta di sequestro e successiva confisca dei beni, datata 22.11.1999, con emissione di un decreto del 26.10.2001 di sottoposizione del C. alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la durata di anni 4 e, contestualmente, di confisca dei beni. In data 22.07.2002 N.C. veniva sottoposto alla misura inflittagli per la durata di anni 4, che cessava il 22.06.2005, data in cui la Corte d’Appello di R. C. revocava la sorveglianza, disponendo la restituzione dei beni confiscati. Proprio il precedente giudicato favorevole al C. viene superato, per come riportato nel decreto del Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, dal fatto che le “ …nuove acquisizioni probatorie effettuate dalla Procura sostengono gli elementi indiziari già precedentemente emersi in maniera coerente, riscontrando alcune circostanze che se isolatamente lette possono apparire prive di significato, come sostenuto precedentemente dalla Corte d’Appello, ma che unitariamente lette depongono inequivocabilmente circa l’appartenenza di C. agli ambienti mafiosi delle cosche PIROMALLI e MANCUSO, in un rapporto che si è sviluppato in un’iniziale simbiosi, sino a svilupparsi in un’evidente indipendenza di C. nel condurre i propri affari, pur continuando a gravitare negli ambienti criminali suddetti…”. L’attività investigativa di natura patrimoniale avviata dalla Divisione Anticrimine della Questura di Reggio Calabria su delega della suddetta Procura Distrettuale nei confronti del C. è incessantemente proseguita fino all’emissione, da parte dell’Autorità Giudiziaria competente, di un decreto di sequestro sulla base degli elementi raccolti con cui è stato riscontrato come C. N., dagli anni’70 in poi, abbia costruito un impero economico, soprattutto nel campo delle strutture ricettive, ristorazione e villaggi turistici, grazie all’appoggio fornito dalla potente cosca “PIROMALLI” ed ai legami tra la suddetta cosca e quella dei “MANCUSO” di Vibo Valentia. Dal provvedimento dell’A. G. emerge la pericolosità sociale del prevenuto attualizzata dalle propalazioni di diversi collaboratori di giustizia che hanno non solo confermato la contiguità del C. con le cosche già precedentemente menzionate, ma lo hanno indicato quale soggetto vicino alle consorterie criminali dei DE STEFANO di Reggio Calabria e dei TRIPODI di Vibo. Dall’attività svolta è, altresì, emerso il ruolo di C. nell’ambito di un procedimento instaurato dinanzi alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, volto ad accertare eventuali responsabilità penali relative alla produzione Rai della fiction “Gente di mare”. Il materiale offerto al vaglio del Tribunale ha consentito di appurare che in merito all’individuazione di una struttura alberghiera da utilizzare per la citata fiction, veniva fatto espresso riferimento al C., quale proprietario di un villaggio a Parghelia, definito quale “delfino dei PIROMALLI”.posto-di-blocco-polizia In tale circostanza veniva prescelta la struttura del C., in luogo di un altro complesso alberghiero che aveva presentato un’offerta decisamente più competitiva, in modo tale scongiurare “…la possibilità che potesse scatenarsi una faida nel territorio…”. Nell’occasione i responsabili di produzione Rai furono costretti a rivolgersi al C., nonostante un imprenditore concorrente avesse presentato un’offerta di servizi più vantaggiosa sotto il profilo economico. A conferma dell’assoluta permeabilità della famiglia C. alle logiche criminali ‘ndranghetiste, le indagini hanno evidenziato un contemporaneo intervento di un esponente della cosca MANCUSO che, per evitare ulteriori problemi, riusciva a far diminuire il prezzo richiesto dal C.. Le indagini svolte nell’ambito del procedimento penale “Asmara”, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, hanno consentito di ricostruire i rapporti conflittuali per motivi di interesse intercorrenti tra la famiglia C. e i C., che sono sfociati in una serie di aggressioni e attentati, perpetrati vicendevolmente fra i membri dei due nuclei familiari, che, per come riportato nel decreto del Tribunale di R. C. – Sezione Misure di Prevenzione, “ …assumono una connotazione che richiama le modalità di gestione dei rapporti di forza proprie della criminalità organizzata, e non dei normali dissapori fra rivali in affari… “ Tale situazione, che ha in breve tempo assunto i connotati tipici di una vera e propria faida, ha avuto origine dall’acquisto effettuato durante il 1980 dal C. di un terreno a Parghelia, località Marina di Bordila, in comproprietà con C.G. (14.07.1931 – Cinquefrondi, ma residente a Gioia Tauro), per l’importo di £ 300.000.000. A seguito di questa operazione commerciale tra i due acquirenti erano sorti dei dissapori, che avevano portato gli stessi a dividere la proprietà comune. Sulla quota di pertinenza del C. sarebbe poi sorto il villaggio Blue Paradise, mentre sulla parte rimasta al C. è stato, successivamente, realizzato il complesso turistico “La Vela”, attiguo al Blue Paradise. Da quel momento è stato tutto un susseguirsi di atti intimidatori e attentati dinamitardi su cui è stata fatta piena luce, grazie all’attività investigativa svolta, a partire dal tentato omicidio ai danni di C.D. eseguito il 15.07.2001 da C. F., fino al successivo tentato omicidio operato il 26.08.2005 dai fratelli Carmine (mandante) e N. M. (esecutore materiale) nei confronti di C.D. (cugino del predetto F.), consentendo di acclarare gli ottimi rapporti esistenti tra i C. e i predetti M.. Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze delle indagini patrimoniali, ha disposto il sequestro dei seguenti beni mobili, immobili e società, distinti per ubicazione:

Gioia Tauro (RC)

  • n. 1 lussuosa villa abitazione del C.N.;

  • n. 2 appezzamenti di terreno;

  • n. 2 imprese di seguito elencate:

  • n.1 Autocarro FIAT Iveco intestato a C.N.

  • n.1 Autovettura MASERATI 4.3 intestata a C.N.;

Provincia di Vibo Valentia (distribuiti tra i comuni di Tropea, Briatico, Parghelia e Ricadi):

  • n.12 fabbricati;

  • n.7 appezzamenti di terreno;

  • n.7 società di seguito elencate:

1- Impresa individuale C.N.F., con sede in Parghelia

2- Quota di capitale sociale di € 3.440,00 e corrispondente patrimonio aziendale in Briatico

3- Intero capitale sociale e patrimonio aziendale di un lussuoso villaggio turistico

4- Intero capitale sociale e patrimonio aziendale

5- Intero capitale sociale e patrimonio aziendale

6- Intero capitale sociale e patrimonio aziendale

7-Quota del 30% del capitale sociale e relativo patrimonio aziendale, intestate a C.N.;

Provincia di Bologna:

  • n. 1 fabbricato sito in Bologna

  • n. 1 appartamento sito in Bologna

  • n. 1 appartamento sito in Bologna

  • n. 3 società di seguito elencate:

1 – Intero capitale sociale e patrimonio aziendale della

2 – Intero capitale sociale e patrimonio aziendale

3 – Intero capitale sociale e patrimonio aziendale

  • n. 4 veicoli;

Roma:

  • n. 1 società:

1- Quota del 25% del capitale sociale e relativo patrimonio di una srl

L’attività operativa si è svolta con la collaborazione di personale delle Questure di Roma, Bologna e Vibo Valentia. Con lo stesso provvedimento la suddetta A.G. ha disposto il sequestro di tutti i conti correnti e rapporti finanziari riconducibili al C.N., ai suoi familiari ed alle imprese di cui sopra. Il valore dei beni sequestrati ammonta a 50 milioni di euro.

comunicato stampa – Questura di Reggio Calabria

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