17/11/2016 – Sono serviti due anni di indagine alla Polizia postale per arrivare a scoprire e bloccare un’organizzazione criminale che clonava carte di pagamento e che manometteva sportelli bancomat e colonnine self-service per l’erogazione del carburante. Due le persone arrestate e altre 40 denunciate tra Torino, Cuneo e altri comuni piemontesi. La banda era riuscita a garantirsi introiti pari a circa 1.500-2.000 euro per ogni carta clonata. I poliziotti hanno raccolto e analizzato le denunce presentate dalle persone truffate, provenienti dalle varie località del Piemonte, concentrandosi principalmente sugli sportelli bancomat della zona limitrofa alla collina di Torino. Oltre ad attività tradizionali quali sopralluoghi, pedinamenti e appostamenti, effettuati anche con il supporto degli agenti del commissariato Borgo Po della questura di Torino, i poliziotti della Postale hanno compiuto un incrocio di dati e di immagini provenienti dalle telecamere di sicurezza degli sportelli bancomat e delle postazioni POS delle colonnine self-service dei distributori di carburante. L’associazione criminale era composta da uomini di diversa nazionalità, rumena, albanese e italiana, alcuni dei quali in possesso di elevate competenze informatiche e mezzi tecnologicamente sofisticati. Tra questi, anche una donna che era addetta alla rimozione degli skimmer, per dare meno nell’occhio nella fase di utilizzo del bancomat. C’era anche chi si occupava di ricostruire in maniera artigianale componenti degli Atm o, semplicemente, c’era chi forniva il supporto logistico. Nel corso delle perquisizioni all’interno di abitazioni, magazzini e laboratori usati dai criminali, gli agenti hanno rinvenuto materiale e componenti degli sportelli bancomat costruiti artigianalmente. I criminali, infatti, dopo aver sottratto dagli sportelli bancomat alcuni pezzi originali, riproducevano all’interno di questi laboratori, utilizzando calchi in “negativo”, gli stessi componenti apparentemente simili ma di dimensioni leggermente più grandi, così da poter contenere, al loro interno, l’hardware necessario alla clonazione delle carte e alla lettura dei codici Pin.
fonte — http://questure.poliziadistato.it/Torino