Reggio Calabria – 11\12\2016 – Memoria, tradizione, poesia… un suggestivo viaggio nella Reggio di fine ‘800/inizi ‘900 alla scoperta di un poeta, un uomo dal grande animo, umile e modesto, Matteo Paviglianiti, del quale oggi vogliamo cogliere la preziosa eredità, giunta sino a noi sottoforma di versi. All’Accademia del Tempo Libero di Reggio Calabria si è svolto l’incontro organizzato da Salvatore Marrari, nipote del compianto Don Matteo, e dall’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, rappresentata per l’occasione dal Presidente del Consiglio Demetrio Delfino, attento rappresentante istituzionale con una sensibilità particolare nei confronti delle nostre tradizioni, della nostra cultura, dei nostri antenati e con una sorprendente e apprezzata vena artistica, espressa nella stessa serata alla folta platea. E’ la presidente Silvana Velonà a dare il primo saluto e a presentare gli ospiti che, con Marrari e Delfino, hanno dato il proprio apporto alla serata. “Oggi commemoriamo un nostro concittadino – sono le parole della Presidente Velonà – un uomo semplice, un barbiere col grande talento della scrittura e dal forte senso di appartenenza. Grande amico di Nicola Giunta, uniti dalle medesime passioni, si sentiva cittadino di questa città fin nel midollo. Paviglianiti ci lascia un’eredità straordinaria che oggi noi raccogliamo per custodirla sempre”. Il ricordo della vita di Paviglianiti è affidato a Salvatore Marrari che attraverso i versi del poeta e i ricordi tramandati di padre in figlio racconta la storia apparentemente semplice dello zio, ma pregna di sostanza, di cultura popolare, di impegno politico, di valori e sentimenti d’altri tempi ormai estinti. Marrari ne ripercorre la vita con aneddoti divertenti, talvolta drammatici, tratteggiando la personalità di Paviglianiti, la sua amicizia con Andrea Giunta in una splendida Reggio, offrendo ideali immagini di una favolosa città in bianco e nero, trasportando il pubblico dal Rione Ferrovieri (dove il poeta ebbe i natali) al Corso Garibaldi, dai tavolini del bar Margherita, alla panchina circolare sotto una palma della Villa Comunale, sino a giungere a piazza Camagna, dove Paviglianiti e Giunta incontravano il lustrascarpe. Ci parla della formazione politica Marrari: otto amici che appresero il socialismo dall’Inghilterra e che si riunivano nell’allora chiamata la piazzetta, per noi comunemente Piazza Italia, all’interno della Birreria, e li fondarono la cooperativa “La Vittoria” successivamente Cooperativa Vittorio Veneto. E poi i racconti di famiglia, di amicizia, l’amore impossibile della sua giovinezza, mai dimenticato e mai tradito nel corso dell’intera vita, sino alla morte. Prezioso l’apporto della Dottoressa Rosammaria Puzzanghera attraverso la sua analisi letteraria, che si dice “Innamorata del poeta per i suoi versi e per lo spirito etico e il messaggio d’amore che Paviglianiti esplicita nelle sue liriche”. Un momento forte e pregno di suggestione, per l’attualità del tema e la drammaticità dei fatti, quello della lettura di “28 dicembri 1908”, unica opera in versi sul terremoto, complice la magistrale interpretazione di Marinella Rodà, che suscita forti emozioni alla platea. Maria Ielo e Mirella Filocamo strappano sorrisi con un’interpretazione “d’epoca”, “Tra Cummari”. Delfino, dopo aver portato i saluti dell’Amministrazione Comunale e del Sindaco Falcomatà ringrazia per l’organizzazione dell’iniziativa, fortemente voluta dall’Amministrazione stessa, e traccia la vita del poeta dal punto di vista storico e politico dell’epoca, “Il poeta e il socialismo a Reggio dall’inizio del 900”. “Siamo convinti che molti personaggi storici della nostra città siano stati poco valorizzati, talvolta ignorati, rispetto alla considerazione che andrebbe loro attribuita – afferma il Presidente Delfino – a Salvatore il merito di aver portato a galla nome e opere di Matteo Paviglianiti, poeta straordinario, nato il 1 maggio, data significativa, poi divenuto socialista. Mi piace immaginarlo nel suo salone da barbiere che, tra una rasatura e l’altra diffonde le sue idee politiche”. Anche il Presidente del Consiglio resta fortemente toccato dalla passionalità delle liriche di Paviglianiti, preziosa espressione di cultura popolare dalla potente forza emotiva, tanto da restarne ispirato e rivelare alla platea la propria personale vena artistica attraverso la lettura di una pregevole poesia vernacolare dedicata al poeta. Ed ecco l’iniziativa, introdotta da Delfino, esplicata dal professor Giuseppe Cantarella, Presidente della Commissione Toponomastica: procedere all’intitolazione di alcune vie senza nome ai nostri poeti dialettali, individuando la zona sud come destinataria di questo grande, importante e laborioso progetto “il tutto nel rispetto delle esigenze dei cittadini perché vengano limitati i disagi che una razionalizzazione delle vie, innegabilmente, comporta”, come egli stesso ha spiegato. Dunque si conclude una splendida serata con l’annuncio della presidente Velonà, vulcano di idee sempre realizzate, che verranno avviate due iniziative in perfetta sintonia con l’evento e con l’esigenza di conservazione delle nostre tradizioni affiancandosi al corso di grecanico, che attualmente si sta svolgendo: il corso di strumenti musicali popolari e il corso dialettale per mantenere sempre ben ferme le nostre radici tramandandole di generazione in generazione. “Amore, carità, perdono, furono la mia fede”, le parole incise sulla tomba di Paviglianiti che poco prima di morire lasciò scritte su un bigliettino poi deposto, come ultima volontà, sul suo comodino.
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