07\11\2016 – “Domenica 6 novembre, per il “Giubileo dei detenuti” voluto da Papa Francesco, i carcerati sono arrivati in Vaticano dalle prigioni di tutta Italia. Alla presenza dei vertici apicali del Ministero della Giustizia, presente anche il Ministro Andrea Orlando, prima della celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco, si sono susseguite alcune toccanti testimonianze di detenuti e dei loro familiari. Daniel, romano, ha raccontato di essere entrato in carcere a 17 anni: “Lì però ho sperimentato la misericordia di chi mi ha aiutato e ho imparato anch’io ad aiutare gli altri”. Elisabetta, invece, ha parlato subito prima dell’uomo che ha ucciso suo figlio. E insieme hanno raccontato di come siano riusciti ad abbracciarsi e di come la vita dell’ergastolano sia cambiata dopo il perdono ricevuto. Alla messa in San Pietro ha partecipato anche il Garante comunale dei diritti dei detenuti, Agostino Siviglia, che ha pure aderito alla marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà, come del resto hanno fatto, con due rispettive delibere consiliari, sia il Comune che la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Le due carceri reggine (Arghilla’ e “G.Panzera”), erano presenti con una delegazione di ben diciotto detenuti fra cui tre donne, accompagnati dal personale di polizia penitenziaria ed educativo dei due istituti penitenziari. “È stata davvero un’esperienza emozionante”, ha affermato Siviglia, e speriamo che le parole di Papa Francesco, tanto tenere quanto ferme nel proposito, non restino inascoltate da chi di dovere”. “Ogni volta che entro in un carcere mi domando: perché loro e non io”, ha esordito Papa Francesco nella sua omelia. E poi ha lanciato tre appelli alle autorità civili: per “un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”, ma anche “in favore del miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri” e per “una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva” ma aperta “alla prospettiva di reinserire il reo nella società”. “Non spetta a me concedere la vostra liberazione”, ha detto il Papa, ma la Chiesa non può rinunciare di “suscitare in voi il desiderio della vera libertà”. E ai carcerati ha raccomandato: “Nessuno di voi si rinchiuda nel passato: certo la storia passata anche se lo volessimo, non può essere riscritta. Ma non cadiamo nella tentazione di pensare di non poter essere perdonati”. All’esterno della Basilica intanto si svolgeva la marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà dedicata a Marco Pannella ed allo stesso Papa Francesco. “Speriamo che ora possa concretizzarsi un gesto di clemenza da parte del Parlamento, invocato da più parti ormai da diversi anni”, ha osservato Siviglia, “senza con ciò considerare l’amnistia una resa da parte dello Stato, ma al contrario un atto autorevole di “credibilità” politica”.
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