Secondo uno studio epidemiologico esiste una correlazione fra l’insorgenza dell’emicrania e i germi del cavo orale
L’emicrania è un problema che affligge milioni di persone: si tratta di un mal di testa cronico in grado di durare diverse ore se non addirittura per giorni. Vi sono episodi nei quali l’emicrania è preceduta da alcuni sintomi: come formicolio a gambe e braccia, flash di luce, o puntini neri visibili ai lati degli occhi, fino ad arrivare alla nausea e alla fotosensibilità, in quel caso si parla di emicrania aurea. Le persone che soffrono di questa patologia, sanno bene che esistono determinati fattori che possono peggiorare la condizione: uno di essi è l’alimentazione. Uno studio recente, pubblicato nella rivista scientifica American Society for Microbiology, ha messo in correlazione l’emicrania con i batteri nella bocca. È stata svolto, dai ricercatori, uno studio condotto alla University of California San Diego School of Medicine (USA) basato sull’analisi dei dati del progetto American Gut Project, che ha rilevato che i pazienti con emicrania possiedono una quantità significativamente maggiore di microbi responsabili della riduzione dell’azoto nitrico (denitrificazione) rispetto a coloro che non ne soffrono. Per il progetto, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, gli scienziati hanno preso in analisi oltre 170 campioni di saliva e quasi 2.000 di feci. Secondo i dati emersi, Questi batteri giocano un ruolo molto importante nella gestione dei nitrati, che devono essere convertiti in monossido di azoto nel sangue. Secondo gli studiosi, questi batteri giocano un ruolo molto importante nella gestione dei nitrati, che devono essere convertiti in monossido di azoto nel sangue. A sua volta, il monossido causa un’espansione dei vasi sanguigni che rende migliore la circolazione; un procedimento che risulta dunque utile per la salute cardiovascolare. Secondo i risultati della ricerca, tuttavia, la sovrabbondanza di questi batteri può disgregare i nitrati troppo in fretta, causando così ai vasi sanguigni nel cervello di dilatarsi e scatenare l’emicrania. Alla luce di questa scoperta, i ricercatori presto proporranno dei trattamenti innovativi per curare questo comune problema.
c.s. Giovanni D’Agata