Cinque sono i fermati nell’operazione di questa mattina (27 ottobre 2016) eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo, su disposizione della DDA di Reggio Calabria che ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di soggetti gravitanti nell’orbita della cosca di ‘ndrangheta PAVIGLIANITI, operante nei comuni di San Lorenzo, Bagaladi e Condofuri, già duramente colpita nel dicembre 2014 dagli arresti dell’operazione “Ultima spiaggia”.
Neanche il processo attualmente in corso – che vede imputati due degli odierni fermati – ha indotto i predetti ad astenersi del persistere nelle condotte illecite, quali quelle di partecipazione all’associazione di tipo mafioso e di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiose che oggi vengono loro contestate . I provvedimenti, emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguiti a Guidonia (RM), Lomazzo (CO), Melito di Porto Salvo (RC) e Bagaladi (RC), hanno raggiunto:
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P.N., di anni 46 da San Lorenzo (RC), di fatto domiciliato a Lomazzo (CO);
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P.N.D., di anni 26 da San Lorenzo;
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L.F. alias “nano”, di anni 29 da Melito Porto Salvo (RC);
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P.S., di anni 46 da Melito di Porto Salvo, residente a Guidonia (RM);
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C.A.F., di anni 36 da Melito di Porto Salvo Melito.
Le indagini, avviate dalla Compagnia Carabinieri di Melito Porto Salvo, hanno consentito di cristallizzare diversi episodi di estorsione e tentativi di estorsione posti in essere dalla citata cosca in un arco temporale compreso tra il 2015 ed il 2016. I gravi e molteplici episodi di estorsione e di tentata estorsione, tutti posti in essere con le tipiche modalità mafiose, hanno riguardato un’azienda attiva nel settore della grande distribuzione. La penetrante attività informativa e di controllo del territorio, svolta dai Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo, ha consentito di accertare l’avvicinamento dei titolari della ditta in questione, da parte di soggetti vicini ed organici alla cosca PAVIGLIANITI.
Importante punto di partenza della presente indagine, quanto riscontrato dalle riprese video effettuate all’interno di un supermercato riconducibile alla vittima ed estrapolate all’insaputa di questi, che hanno certificato come, uno degli odierni indagati, senza acquistare alcunché, si fosse recato a “far visita” al titolare, chiedendogli un volontario “contributo” per aiutare “la famiglia” a sostenere le spese legali per i propri detenuti. A questo punto, il titolare del supermercato in questione, verosimilmente nella morsa delle estorsioni della “cosca PAVIGLIANITI” da diversi anni, senza aver mai avuto il coraggio di denunciare, veniva convocato in caserma per essere interrogato.
L’uomo, letteralmente terrorizzato, ha cercato fino alla fine di negare di essere mai stato avvicinato da alcuno, fin quando i militari gli hanno fatto capire che non era stato convocato in caserma per caso, ma che sapevano tutto, spiegando allo stesso che rischiava di essere denunciato per il reato di favoreggiamento. A questo punto l’uomo, ormai in un profondo stato di prostrazione e visibilmente provato, forse anche ritenendo di essere “controllato” da diverso tempo dai Carabinieri e temendo di incorrere, a sua volta, in responsabilità penali, raccontava le numerose vessazioni che, unitamente ai propri familiari, era costretto a subire da diverso tempo. Iniziava quindi a riferire, convinto che fosse proprio quello il motivo per cui era stato convocato dai Carabinieri, un recente episodio occorsogli, relativo all’acquisto di un immobile oggetto di vendita giudiziaria, un’operazione che aveva cercato di tenere riservata, ma che era ugualmente giunta alle orecchie di N. P. cl. ’70, elemento di spicco dell’omonima cosca, già tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Ultima spiaggia” e scarcerato pochi mesi fa.
Evidentemente interessato al suddetto immobile, il P. aveva avvicinato l’imprenditore ed i suoi fratelli, chiedendo conto e ragione di quell’acquisto effettuato senza chiedere il “loro permesso”, invitandoli ad incontrarsi per “decidere il da farsi”, atteso che la sua “famiglia” stava dietro a quel terreno dal 1996. Detto ciò, l’imprenditore credeva di avere riferito quello che i Carabinieri si aspettavano e asseriva di non avere altro da dire, ma, a questo punto, gli venivano mostrati i fotogrammi estrapolati dal sistema di video sorveglianza del supermercato che lo ritraevano discutere animatamente con un altro soggetto contiguo alla cosca PAVIGLIANITI, tale C.A.F..
Dinnanzi alla richiesta di spiegazioni, l’imprenditore non aveva potuto fare a meno di ammettere le molteplici richieste di denaro subite negli ultimi anni, ad alcune delle quali aveva dovuto cedere: uno stillicidio, seppure perpetrato con metodi “gentili”, protrattosi dal dicembre 2014, fino all’episodio più recente sopra riportato. Ancora, i militari apprendevano da altra fonte che nel mese di ottobre del 2015, C.A.F., cui è contestata l’appartenenza alla cosca PAVIGLIANITI e dichiaratamente per conto della stessa, era andato a batter cassa dal proprietario di un noto lido di San Lorenzo (RC), chiedendo all’uomo di recuperare “un pensiero”, in considerazione dell’appena conclusa stagione balneare, richiesta alla quale il titolare del lido decideva di opporsi, salvo poi subire, il successivo mese di maggio, il danneggiamento di un mezzo d’opera impiegato nella preparazione del lido per la stagione balneare 2016.
Giova evidenziare come due dei soggetti fermati – P.N. cl. 1970 e L.F. – siano, allo stato, sotto processo in quanto imputati nel procedimento penale denominato “Ultima Spiaggia”, nell’ambito del quale erano stati tratti in arresto nel mese di dicembre 2014 e successivamente scarcerati, rispettivamente a giugno 2016 e ad agosto 2015, una ritrovata libertà di cui non hanno assolutamente fatto buon uso.
Comunicato Stampa – Carabinieri di Reggio Calabria