16\10\2016 – In base a quanto scritto oggi su LaStampa.it, dal collega Domenico Quirico, l’ISIS e la ‘Ndrangheta sarebbero in affari già da un bel “pezzo”. Infatti, dall’indagine svolta sul campo direttamente dal giornalista in questione, esponenti della ‘Ndrangheta calabrese, reggina e lametina per la precisione, tratterebbero tesori archeologici importati da zone sotto il dominio dell’IS per poi rivenderle al mercato nero internazionale offrendo in cambio armi ai jihadisti.
A quest’ultimi arriverebbero kalashnikov e rpg anticarro importate dalla Moldavia o dall’Ukraina con l’aiuto della mafia russa che arrivate al Porto di Gioia Tauro con l’aiuto della Camorra, sarebbero trattate dalle famiglie calabresi e quindi essere inviate, tramite container gestiti dalla criminalità cinese, alle truppe del Califfato.
Crocevia di quest’ulteriore traffico illegale, intenso, occulto e ricco sarebbe il grande Porto internazionale di Gioia Tauro (RC). Nell’articolo Quirico fa riferimento a reperti per lo più di provenienza libica, precisamente dalle zone di Cirene e Labrata, ma un accenno riguarda anche pregiati “pezzi” di origine medio-orientali definiti molto più costosi.
Unica difficoltà attuale per questo fiorente mercato nero di d’opere d’arte antichissime sarebbe il problema dei migranti. Il traffico di esseri umani e l’aumentare degli sbarchi, che tiene l’attenzione delle forze dell’ordine in mare, non facilita ovviamente gli “arrivi” contestuali dei reperti trafugati.
Normalmente i pezzi più pregiati, alcuni superano il milione e mezzo di euro, sono destinati a ricchi facoltosi russi, cinesi o inglesi (gli americani avrebbero smesso di acquistare tesori dopo aver capito che i soldi servono a finanziare le milizie dell’Isis) oppure trovano una collocazione in musei molto lontani anche privati.
La testa strappata da una statua in Libia costa intorno a 60 mila euro. Non manca a fine articolo un riferimento da spy story, secondo il quale dietro il traffico internazionale di reperti archeologici di valore ci sarebbero i servizi segreti russi (KGB).
A quanto rivelato dal generale Litvinineko ad investigatori italiani, gli agenti russi avrebbero rifornito con opere di incalcolabile valore un museo al centro di Mosca, le cui visite erano riservate a soli importanti dirigenti dell’apparato burocratico\militare sovietico per non correre il rischio che qualcuno riconoscesse i capolavori.
Fabrizio Pace