Roma 05/10/2016 11:20 – I numeri parlano chiaro e sono allarmanti ed a rilevarlo è il congresso nazionale della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia, che con i numeri dell’Enpam, lanciano l’allarme “Fuga medici”. Ma spieghiamoci meglio. Secondo quanto riportato da La Stampa, entro il 2023, cioè fra 7 anni, i medici di famiglia non potrebbero più bastare a sopperire alla richiesta del territorio. Entro il 2023 verranno a mancare 16 mila medici di famiglia. Calcolando che mediamente ognuno di loro segue oggi 1200 pazienti, vuol dire che un assistito su tre rimarrà senza medico. Il fenomeno sarà accentuato sopratutto al nord dove ad esempio in Piemonte nei prossimi sette anni lasceranno lo studio 1173 medici di famiglia, in Lombardia 2776, in Veneto 1600, in Liguria 527. Considerando la popolazione, non sono pochi. E il problema è per ogni quattro dottori che lasciano, ce n’è solo uno pronto a subentrare se le regioni continueranno, come fanno oggi, a elargire con il contagocce le borse di studio per accedere alla professione. Il perchè di ciò lo possiamo imputare in primo alle sempre più strette maglie per poter accedere agli studi di medicina, il secondo al fatto che oggi come oggi il medico di famiglia deve far anche il lavoro dell’agenzia delle entrate infatti deve trasmettere e rendicontare ogni spesa a carico dello stato di ogni paziente, ed infine il trattamento economico il quale vede i giovani che scelgono la specialistica, come chirurgia od ortopedia, possono contare su una retribuzione mensile di 1700 euro. I borsisti che aspirano a diventare medici di famiglia a malapena raggiungono gli 800 euro. Se poi si guarda che mentre il medico specialista deve rimanere in ambito universitario, il medico di base deve la sua formazione alle regioni che come sappiamo da un lato tirano i cordoni della borsa, dall’altro – insieme al governo centrale – pensano a un nuovo modello di assistenza per il futuro dove il primo punto di contatto per il cittadino sul territorio non sarà più il medico di base ma infermieri e tecnici della riabilitazione, con alle spalle équipe mediche pronte a intervenire alla bisogna. Un sistema che si pensa possa far limitare le prescrizioni e, quindi, produrre risparmi. Ci si domanda se la tanto sponsorizzata prevenzione e cura della persona sia veramente l’interesse dello stato oppure siamo solo dei numeri e come tali usati e sfruttati.