La Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica, hanno notificato in data odierna 29 avvisi di conclusione indagine nei confronti di altrettanti dipendenti pubblici in servizio presso quattro sedi del “Libero Consorzio Comunale di Siracusa” già “Provincia Regionale”. Le indagini coordinate dal Procuratore Capo della Repubblica, Dott. Francesco Paolo Giordano, e dirette dal Sostituto Procuratore, Dott. Antonio Nicastro, sono state eseguite dalla Compagnia di Siracusa ed hanno consentito di contestare l’ipotesi di truffa aggravata di cui all’art. 640 comma 2 c.p. e, per alcuni soggetti, di false attestazioni o certificazioni nell’utilizzo del badge da parte di dipendenti pubblici, reato quest’ultimo previsto dall’art. 55 quinquies del D. Lvo n. 165/2001. I provvedimenti emessi dall’Autorità Giudiziaria costituiscono l’epilogo di una complessa attività di polizia giudiziaria, avviata nel mese di gennaio 2015, che ha consentito di rilevare condotte illecite da parte di numerosi dipendenti del Libero Consorzio Comunale, i quali, anche con la complicità di altri colleghi, si assentavano ingiustificatamente dal posto di lavoro, facendo risultare in maniera fraudolenta la presenza per l’intero turno previsto. Tali condotte sono state accertate mediante una minuziosa attività di videoregistrazione. Le microtelecamere installate nel perimetro di alcune sedi di servizio, hanno consentito di rilevare che i dipendenti, senza giustificato motivo, durante lo svolgimento del proprio turno lavorativo, uscivano dalle strutture senza giustificato motivo: tra questi, la maggior parte erano deputati a mansioni d’ufficio, attività per le quali era esclusa l’attività in servizio esterno. Nel complesso gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno visualizzato 6.800 ore effettive di video-registrazioni. I Finanzieri, a supporto della videosorveglianza, hanno svolto ulteriori attività di riscontro, quali pedinamenti ed osservazione, con l’ausilio di G.P.S. posizionati sulle autovetture in uso agli indagati. Sicché si poteva accertare che, durante l’orario di lavoro durante, i dipendenti monitorati si dedicavano ad attività di carattere privato, quali: shopping per le vie del centro di Ortigia e in centri commerciali dislocati in varie zone della città, in supermercati e mercatini rionali, visite mediche presso strutture sanitarie pubbliche e private, lavori di giardinaggio per conto di privati, lunghe attese nei vari uffici pubblici e, spesso, venivano videoripresi presso le proprie abitazioni durante il turno di lavoro. Le operazioni di videoregistrazione permettevano, inoltre, di rilevare ulteriori gravi irregolarità commesse da alcuni dipendenti che ottemperavano alla timbratura del badge di altri colleghi attestandone in maniera fraudolenta, in loro assenza, l’inizio o la fine del turno di lavoro, consentendo loro di raggiungere in netto ritardo l’ufficio e di allontanarsene in largo anticipo o, addirittura, di assentarsene per l’intero turno. Le risultanze investigative, così come emerse nelle varie fasi delle indagini preliminari, sono state successivamente poste in correlazione con i turni di lavoro riportati nei prospetti mensili di ciascun dipendente acquisiti presso l’Ente Pubblico. Tale riscontro documentale forniva la prova dei reati accertati tant’è che emergeva la contabilizzazione di più ore rispetto a quelle effettivamente prestate, con relativo danno all’Erario. In sintesi le assenze quantificate ammontano a circa 1.114 ore a fronte di 2.538 di servizio programmate nei 137 giorni di durata degli accertamenti: una % di assenza minima del 12,5% e massima del 85,5%, con una media del 40%. Le maggiori irregolarità venivano comunque accertate presso la sede di via Roma, nei confronti della quasi la totalità degli addetti agli “spazi espositivi”, circa 16 soggetti, i quali erano di certo agevolati dal fatto che utilizzavano un registro cartaceo (ove riportare il turno di lavoro), da loro stessi compilato e custodito, ciò in netto contrasto con le circolari a suo tempo emanate dall’Ente Pubblico inerenti all’obbligo dell’uso del badge personale, disposizioni, queste, recepite fra l’altro da quasi tutti i dipendenti. L’utilizzo del registro cartaceo consentiva al dipendente “malintenzionato” di sottrarsi arbitrariamente all’orario di servizio, anche per l’intero turno, avendo assicurata, in ogni modo, la possibilità di operare successivamente (il più delle volte ciò avveniva il giorno dopo) “gli aggiustamenti” necessari per far invece risultare la propria presenza in ufficio nel turno di lavoro svolto. La conseguenza è stata un’alta percentuale di assenza ingiustificata, come ovviamente prevedibile, fino all’85% in un mese lavorativo. Il Procuratore Capo della Repubblica, Dott. Francesco Paolo Giordano, in relazione alla condotta posta in essere dagli indagati e dell’attività svolta dalla Guardia di Finanza ha inteso dichiarare: “Prosegue con determinazione, da parte della Procura della Repubblica e in questo caso della Guardia di Finanza, l’attività di controllo della legalità nella pubblica amministrazione e quando c’è impegno e sinergia, i risultati arrivano. I presunti dipendenti infedeli saranno deferiti oltreché all’amministrazione di appartenenza per i profili disciplinari, ivi compreso il possibile licenziamento, in base alla nuova normativa, il c.d. decreto Madia (d. Lgs. n. 116 del 2016), anche alla Procura Regionale presso la Corte dei Conti. Il procedimento di indagini ha messo in rilievo anche l’assenza completa di controlli interni. Un plauso va rivolto agli operatori della G.D.F. per la professionalità e la riservatezza con cui hanno saputo portare a termine questa indagine”.
fonte — http://www.gdf.gov.it/