Salini Impregilo S.p.A. è un gruppo italiano che opera nel settore delle costruzioni. È attivo in oltre 50 Paesi nella realizzazione di dighe e impianti idroelettrici, opere idrauliche, ferrovie e metropolitane, aeroporti e autostrade, edilizia civile e industriale. Nell’Ottobre 2005, la società, si aggiudicò la gara internazionale per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. L’offerta finale risultò essere di 3,88 miliardi di euro, con il progetto che prevedeva un tempo di realizzazione di 70 mesi. Il contratto di assegnazione fu firmato dal governo Berlusconi il 27 Marzo 2006.L’approvazione del progetto definitivo e del progetto esecutivo da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e della società concessionaria Stretto di Messina S.p.A. doveva concludersi in un tempo definito in dieci mesi dalla firma del contratto; in tale intervallo di tempo (fino all’estate del 2007) il Governo e la Stretto di Messina S.p.A. avevano la possibilità di ritirarsi dall’affare. L’accantonamento del progetto da parte del governo avrebbe comportato il pagamento di una penale. Nel mese di Ottobre 2007, il parlamento votò per il definitivo accantonamento del progetto e lo scioglimento della società Stretto di Messina S.p.A. Il 22 Maggio 2008 il ministro delle infrastrutture e dei Trasporti del nuovo governo Berlusconi invitò la società Stretto di Messina a riprendere le attività inerenti alla costruzione del ponte. Nella seduta del 6 Marzo 2009 il CIPE deliberò lo stanziamento dello Stato all’opera, confermato in 1,3 miliardi di euro, somma che era stata congelata dal precedente governo.
Il 21 Dicembre 2010 il progetto definitivo fu consegnato dal contraente generale dell’opera, Eurolink S.C.p.A., alla Società Stretto di Messina per essere esaminato. Il 29 Luglio 2011 il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli comunicò l’avvenuta approvazione del progetto definitivo da parte del Consiglio di Amministrazione della Società Stretto di Messina. Nell’ottobre del 2011 l’Aula di Montecitorio approvò una mozione dell’Idv, che impegnava il governo «alla soppressione dei finanziamenti per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina». Un anno dopo, il 10 Ottobre 2012, il Governo Monti nella legge di Stabilità, stanziò 300 milioni per il pagamento delle penali per la non realizzazione del progetto.
Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, il 15 Aprile 2013, Stretto di Messina S.p.A. fu posta in liquidazione con la nomina di un Commissario Liquidatore. In questi giorni a margine dell’assemblea degli azionisti, il numero uno del gruppo Pietro Salini, avrebbe lanciato la sfida al governo Renzi: “Siamo disponibili a rinunciare alle penali, circa 900milioni di €, per il risarcimento dei danni, dopo la cancellazione del contratto, in caso di realizzazione dell’opera. Spero, che Renzi riapra il dossier; Il Ponte sullo Stretto sarebbe una vetrina per il mondo intero, significherebbe far vedere cosa è capace di fare l’industria italiana, ci piacerebbe che questo progetto, insieme agli altri, potesse essere all’attenzione del governo. Mettere in moto l’occupazione significa fare le cose concretamente”. A ciò si potrebbe aggiungere che per lo Stato significherebbe perdere un gettito fiscale potenziale da 4,5 miliardi , oltre 40mila posti di lavoro che si creerebbero. La prima reazione arriva da Altero Matteoli, ex ministro dei lavori pubblici del governo Berlusconi, il quale prende la palla al balzo e fa un assist ad Impregilo dichiarando: “Da Salini proposta seria e generosa, il governo ne approfitti per rimediare a un madornale errore di Monti, contribuire alla crescita del Sud e dare senso compiuto al corridoio europeo Helsinki-La Valletta.”