E’ ufficiale, ieri la Corte di Cassazione si è pronunciata favorevolmente alla legittimità del referendum costituzionale. Ora, secondo le norme, il governo avrà 60 giorni per fissare la data della consultazione. Il testo del quesito referendario sarà questo: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?” (Tgcom24). Il premier, come nel suo “stile” fa passare solo qualche minuto e retwitta un messaggio del “comitato per il Sì” il quale dice: “Adesso possiamo dirlo, questo è il referendum degli italiani”.
Nella sua e-news il premier rilancia il sì e dice che basta solo entrare nel merito della questione per approvare pienamente la riforma costituzionale, esalta i vari comitati per il sì e chiede inoltre un’aiuto economico con delle donazioni che fino ad ora sono arrivate a 88.100€. Le opposizioni non mancano di prendere la “palla al balzo” e di andare all’attacco.
I primi sono i parlamentari del M5S i quali chiedono che il premier smetta di “prendere in giro” i cittadini e decida subito la data del voto, e di smetterla di rimandare in attesa di sondaggi favorevoli al sì. Alla richiesta del M5S si aggiungono anche Renato Brunetta, di Forza Italia, Roberto Calderoli, della Lega Nord, e Gaetano Quagliariello, di Idea. Mentre all’interno del PD il senatore bersaniano Miguel Gotor chiede interventi sull’elettività dei nuovi senatori e su una maggiore rappresentatività perchè in caso di vittoria del ” SI’ ” “Sarebbe un salto nel buio che tanti elettori e dirigenti del Partito democratico non si sentono di compiere”.