Nella mattinata odierna, i finanzieri del Comando Provinciale di Roma, hanno arrestato L. M. e B. A., noti imprenditori operanti nel settore della nautica, in relazione al fallimento, dichiarato nel mese di giugno 2015, della P. Y. S.p.A., società specializzata nella progettazione e realizzazione di mega yacht di lusso. Gli interessati, destinatari della misura degli arresti domiciliari, sono accusati a vario titolo per i reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari, nonché della violazione di specifica fattispecie contemplata dalla normativa antimafia. L’operazione, eseguita dal Nucleo Polizia Tributaria di Roma sotto la direzione della Procura della Repubblica di Civitavecchia, ha portato anche al sequestro dell’intero patrimonio immobiliare di n. 3 società romane legate a L., per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro, nonché le somme giacenti sui conti correnti bancari del dominus L. per un valore di oltre 500 mila euro. La complessa attività, supportata anche da intercettazioni telefoniche, nonché rilevamenti contabili e complesse indagini bancarie, ha consentito di accertare le condotte illecite perpetrate dagli amministratori di fatto e di diritto della società, i quali hanno posto in essere atti distrattivi e dissipativi del patrimonio della società in danno dei creditori per oltre 87 milioni di euro. Tali condotte hanno portato ad aggravare lo stato di dissesto della fallita, determinando un passivo fallimentare di oltre 180 milioni di euro costituito, prevalentemente, dai debiti nei confronti delle banche e dei fornitori con i quali sono stati sottoscritti contratti per la realizzazione di un primo natante di lusso di circa 130 metri, del valore di mercato di oltre 340 milioni di euro, apparentemente commissionato da soggetti non identificati attraverso un trust con sede nell’Isola di Man. In tale ambito, sono state delineate ulteriori condotte penalmente rilevanti, concernenti l’omesso versamento di ritenute operate per complessivi € 569.624,97. Le indagini hanno consentito di appurare una serie di condotte gestionali scellerate, finalizzate all’indebito arricchimento degli indagati a danno della fallita. In particolare è emerso che:
- i progetti relativi ai mega yacht, rinvenuti negli uffici della fallita, si sono rivelati privi di valore economico, palesando cosi che il costo sostenuto di circa 80 milioni di euro, fatturato e pagato interamente ad una società con sede nelle Isole Vergini, è risultato del tutto fraudolento;
- costi relativi a consulenze, noleggio autovetture di lusso, locazioni di immobili, spese di rappresentanza, erogazioni ad enti caritatevoli con sede in Paesi esteri, si sono rivelati privi di valide ragioni economiche;
- sono state poste in essere movimentazioni di ingenti capitali da e verso Paesi a fiscalità privilegiata, soprattutto attraverso la figura del dominus, L. M., risultato praticamente sconosciuto al Fisco italiano;
- L. M. è risultato titolare di fatto di tre società intestate a meri prestanome, proprietarie di un ingente patrimonio immobiliare sul territorio nazionale, costituito prevalentemente da immobili di pregio;
- i principali indagati hanno avuto la disponibilità di fondi e beni mobili/immobili all’estero;
- malgrado il conclamato stato di dissesto, sono state effettuate delle erogazioni liberali a favore di diversi soggetti, apparentemente non giustificate.
Inoltre, nel contesto investigativo emerso, sono state delineate ulteriori condotte illecite in materia fallimentare, concernenti il ricorso al credito, in due specifiche circostanze, dissimulando lo stato d’insolvenza dell’impresa, in occasione della concessione di un finanziamento per euro 100 milioni, da parte di un pool di istituti di credito la cui capofila era la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Analoga condotta è stata perpetrata anche in relazione ad un’ulteriore richiesta di finanziamento per euro 90 milioni. Infine, l’A.G. inquirente, alla luce delle risultanze investigative, ha ravvisato la sussistenza di un’attribuzione fittizia di somme ed immobili che il L. ha operato a favore di terzi, al fine di agevolare la commissione, da parte di questi ultimi, dei delitti di ricettazione e riciclaggio di denaro provento, tra l’altro, dei reati oggetto di contestazione.