Oggi la mobilitazione della Confederazione su tutto il territorio nazionale, con conferenze stampa, sit-in e presidi. A Lamezia Terme la conferenza stampa del presidente regionale Nicodemo Podella. LAMEZIA TERME, 28 LUGLIO 2016 – Mercati al ribasso con prezzi quasi dimezzati rispetto a un anno fa, speculazione selvaggia e import in costante aumento. I produttori di grano della Cia-Agricoltori Italiani non ci stanno più e lanciano un aut-aut: “Se le quotazioni non tornano a salire, riconoscendo al frumento Made in Italy il giusto valore, faremo lo sciopero della semina”. L’annuncio è arrivato dal presidente regionale della Cia-Agricoltori Italiani Nicodemo Podella, oggi in conferenza stampa a Lamezia Terme, aderendo ufficialmente alla fase di mobilitazione della Confederazione lanciata su tutto il territorio nazionale. Presidi, sit-in e blocco delle Borse Merci nelle maggiori città d’Italia per dare un ultimatum rispetto alla campagna di semina 2017, ma anche per fare una proposta al Governo: “Stop alle importazioni e all’immissione di grano estero sul mercato italiano per 15/20 giorni, così da ridare fiato agli agricoltori in crisi”.“In queste condizioni noi non seminiamo – ha spiegato Podella -. Anche perché attualmente gli agricoltori producono grano di qualità ma in perdita (17/18 euro al quintale per il frumento duro, largamente al di sotto dei costi di produzione) e la situazione non può restare questa. L’Italia e la Calabria hanno una forte tradizione cerealicola, ma le speculazioni di mercato la stanno spazzando via”.Secondo la Cia infatti, per il grano si è andata determinando una situazione paradossale, che ha visto l’immissione nel mercato di ingenti quantità di grano importato, proprio nel periodo della trebbiatura, provocando il tracollo dei prezzi e aumentando a dismisura il già ampio divario tra costo del frumento e prezzo del pane e della pasta. Ed è qui che entra il gioco la proposta della Confederazione di bloccare l’import per due o tre settimane, così da permettere lo stoccaggio del grano prodotto e svuotare i silos. Tutto questo in attesa che le azioni annunciate dal governo la scorsa settimana trovino attuazione e i prezzi risalgano.“Si sta assistendo a comportamenti di vero e proprio sfruttamento – ha detto Podella -. Oggi il raccolto di 6 ettari seminati a grano basta appena per pagare i contributi di una famiglia media agricola. Le aziende sono oggetto di una speculazione senza precedenti, con sistema industriale e commerciale che impongono ai produttori condizioni inaccettabili. Gli stessi Consorzi Agrari non stanno facendo il loro lavoro perché, anziché stoccare il prodotto in attesa di prezzi più remunerativi, lo immettono sul mercato accrescendo ancora di più la pressione sui prezzi”. In più, ha concluso il presidente della Cia, “gli agricoltori sono costretti a competere con importazioni ‘spregiudicate’ dall’estero (+10% solo nei primi 4 mesi del 2016), da parte di operatori commerciali che stanno svuotando le scorte in condizioni di dumping”. Oltretutto mentre in Italia si registra una produzione straordinaria di 9 milioni di tonnellate di grano, a fronte di una media annua di 7 milioni di tonnellate (+29%)”.Ma se gli agricoltori ci perdono, a guadagnarci da questa situazione sono solo le grandi multinazionali che importano grano dall’estero per produrre all’insegna di un “made in Italy” che non è reale, senza preoccuparsi di cosa conterrà la farina e di cosa mangeranno le famiglie. Per questo la Cia propone anche un progetto strutturato di valorizzazione del frumento italiano di qualità, a tutela soprattutto dei consumatori. I produttori calabresi investono oltre 37.000 ettari per la produzione di grano duro di qualità riconosciuta (con una produzione di oltre 105.000 tonnellate), contribuendo a fare dell’Italia uno dei maggiori produttori al mondo di grano duro. Ma oggi, in Calabria, 100 chili di frumento valgono quanto 8 chili di pane: un “gap” intollerabile e contro la logica delle cose.Oggi abbiamo parlato di grano, perché abbiamo veramente toccato il fondo, ma il reddito degli agricoltori è deteriorato da anni da un decremento generalizzato dei prezzi all’origine e pertanto la nostra battaglia continuerà all’insegna della grande mobilitazione del 5 maggio u.s.. Senza reddito, si rischia seriamente di compromettere anche la buona riuscita del PSR 2014-2020, perché alle aziende calabresi, ai tanti giovani che hanno voglia, capacità e passione per insediarsi in agricoltura non possiamo prospettargli di produrre sotto costo.A Lamezia Terme, accanto al Presidente Nicodemo Podella, sono intervenuti, il Direttore regionale Franco Belmonte, Ferdinando Mortati Presidente di Cia Calabria Nord, Maria Grazia Milone Presidente di Cia Calabria Centro, Federico Marchini Presidente nazionale di ANABIO, Domenico Petrolo componente della Direzione nazionale della Cia, il Consigliere delegato all’Agricoltura Mauro D’Acri. Presenti in sala Mario Grillo Presidente di Turismo Verde, Saverio Tropea Presidente di ANP-CIA, il Direttore di Cia Calabria Nord e il Direttore di Cia Calabria Centro, Produttori e dirigenti di altre organizzazioni.
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