Record dei record per il governo del “Rottamatore” fiorentino. Il governo retto da Matteo Renzi ha l’unico Record, accertato, di aver chiesto per ben 57 (cinquantasette) volte il voto di fiducia durante la sua permanenza a Palazzo Chigi. Ne viene preso spunto da IlGiornale.it, il quale matte in risalto che con l’approvazione, ieri alla Camera, del decreto Enti Locali l’esecutivo guidato da Matteo Renzi si aggiudica il record delle fiducie. La “gara” la cominciò Romano Prodi, il quale fu il primo governo che cominciò a fare “largo” uso delle richieste di fiucie, ben 38. Seguì Silvio Berlusconi, il cui governo ne pose addirittura 45 in tre anni. Iper criticato dall’opposizione con durissimi toni, allora PD e dallo stesso Presidente della Repubblica, il quale diede un severo monito al governo Berlusconi paventando una «inaccettabile compressione delle prerogative delle Camere». Venne poi il governo tecnico del Professor Monti, il quale fece uso della questione fiducia ben 51 (cinquantuno) volte. Per il ottosegretario Gianclaudio Bressa le questioni di fiducia sono necessarie perché danno certezza di tempi certi, questione ribadita dal capogruppo Pd Ettore Rosato: «In assenza di una riforma del Regolamento, la fiducia serve non a forzare i numeri, problema che alla Camera certo non abbiamo, ma a superare gli ostruzionismi, che con i Cinque Stelle sono diventati la norma», naturalmente, verrebbe da pensare, che la colpa è sempre degli altri, ma queste sono considerazioni da “uomo della strada”. La “ciliegina sulla torta” arriva quando Rosato rilascia la sua dichiarazione sulla riforma costituzionale la quale, secondo lui, serve anche a risolvere questi problemi: «Ci saranno tempi certi, e quindi meno decreti e meno fiducie». Questa volta la figura del “paladino” e difensore delle opposizioni viene presa dal presidente del Senato Pietro Grasso, il quale ammette sì i ritardi nel procedimento legislativo, ma la colpa non è «solo del sistema bicamerale: nella maggior parte dei casi è la mancanza di accordi politici». Grasso no lesina critiche all’esecutivo ed alla tanto “vituperata” riforma costituzionale dichiarando che : «La rappresentazione del prossimo referendum come il giudizio universale è inopportuna e irrealistica, tanto quando si dice che la riforma sarà la panacea di tutti i mali, come quando si prospetta la fine della democrazia se verrà approvata o la catastrofe se verrà respinta».