In qualità di concittadina di Gianni Versace, mi sembra doveroso rispondere a quanto pubblicato da Klaus Davi sul suo profilo FB. Caro Klaus, ho letto e rimango amaramente colpita da quanto scrivi, ritenendo doveroso rispondere a nome mio e di tutti quelli che, nei confronti di Gianni Versace, non sono mai stati né “vigliacchi” né “omofobi” e soprattutto non sono mai stati ammaliati dalla “virilità mafiosa” di cui parli. Nessuno ha mai messo in dubbio la genialità di Gianni Versace, soprattutto durante gli anni “infuocati” dalle faide della ‘Ndrangheta (’80-’90), quando la nostra città era “famosa” solo per i tristissimi fatti di cronaca, mentre c’era lui che riempiva i giornali di “colori” rappresentando per noi il “riscatto generazionale”, in un momento in cui i giovani non vedevamo futuro. Non escludo che durante la sua adolescenza possa essere stato “ferito”, ma non credo assolutamente che possa generalizzarsi come una vigliaccata “tipicamente reggina”, considerando che erano gli anni ’70, ossia un periodo in cui in qualunque città “provinciale” (dal nord al sud) il pettegolezzo era il passatempo principale della massa, al quale nessuno veniva risparmiato. Tu affermi “In Calabria nulla parla di Te. Non le strade, non un museo, non una targa rammenta il Tuo genio creativo”, ti sbagli perché evidentemente non sai che il luogo di commemorazione dello stilista reggino si trova nel Centro Direzionale, ossia nel più importante polo amministrativo della città, dove l’Auditorium è dedicato a “Gianni Versace”. Mi spiace doverti smentire sulle altre tue affermazioni elencandoti ciò che si è fatto in un’ottica di continuità che avrebbe dovuto condurre con la Fondazione Versace alla realizzazione del Museo della Moda a lui dedicato, proprio nella città di Reggio Calabria, così come comunicato dal Presidente del Consiglio Regionale della Calabria Giuseppe Scopelliti nel 1998. Nel 2007, durante il mandato di Sindaco dello stesso Scopelliti, si avviò un ricco percorso di celebrazione del mito Versace attraverso una serie di iniziative culturali di respiro nazionale e internazionale, tra queste la presentazione del libro “Il Mito Versace” (ed. Baldini Castoldi Dalai), iniziativa promossa dall‘Assessorato ai Beni Culturali in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Libro del Ministero per i Beni Culturali, evento che diede modo di raccontare l’avvincente storia del “ragazzo di Calabria”, grazie al contributo della giornalista Minnie Gastel, caporedattore del mensile “Donna”, collaboratore di Repubblica e di Donna Moderna. Nello stesso anno Reggio Calabria ospitò a Villa Zerbi (affiliata alla Biennale di Venezia) un’importantissima mostra internazionale “Versace Rosenthal. Tavole di Sogno”, che affascinò migliaia di visitatori, tanto da doverne essere prorogata la chiusura. A seguire la presenza della città all’iniziativa svoltasi presso la prestigiosa sede della Camera Nazionale della Moda a Milano, dal tema “Dalla Città natale alla Città della moda” e la convention al Teatro Comunale Francesco Cilea dal tema “Gianni, il Dioniso perduto”, alla presenza di eminenti testimonials del percorso artistico di Gianni Versace, riproposta in seguito in altri contesti teatrali reggini. Caro Klaus, come vedi il problema in Calabria non è rinnegare “vigliaccamente” i suoi figli, bensì riuscire a dare stabilità alle iniziative che possano rendere indelebile il loro ricordo. Il problema non è razziale, tantomeno di esaltazione dell’illegalità “a modello” della società. Bisogna viverci in Calabria, non passarci di striscio e giudicare, bisogna provare a restare per capire cosa significhi dover affermare il proprio “valore” in una terra nella quale la “meritocrazia” è scomoda, quindi di conseguenza è scomodo trasmettere la conoscenza di un’identità che la commemori. Ti assicuro che la maggior parte dei Reggini difende con orgoglio la memoria dei “figli di Calabria”, perché questi rappresentano il “sogno”, ciò che ognuno di noi sarebbe potuto diventare in questa martoriata terra.
ANTONELLA POSTORINO coordinatrice Azione Nazionale