Per la prima volta calano gli italiani
Il Giappone ha superato la Germania come il paese dove il tasso di natalità è il più basso del mondo, Lo rivela uno studio sabato 11 giugno. Tra i primi mesi del 2010 e la fine del 2014, il paese del Sol Levante ha registrato una media annua di otto nati per mille abitanti. Secondo questo studio della BDO tedesca, tra i 5 principali network internazionali di revisione e di consulenza aziendale, in collaborazione con l’Istituto di economia internazionale di Amburgo l’anno scorso, questa cifra era di 8,34. In Germania, d’altra parte, il numero medio di nascite è aumentato da 8,24 a 8,6. E secondo gli autori se la Germania vuole invertire questo declino demografico, il tasso di natalità deve aumentare di almeno del 23%. Inoltre, hanno sottolineato che il mercato del lavoro tedesco manca significativamente di lavoratori qualificati durante i due decenni successivi, suggerendo che l’aumento nell’attività professionale degli immigrati e delle donne potrebbe soddisfare la domanda imminente. Anche in Italia, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per la prima volta cala il tasso di natalità che è in costante diminuzione dal 2008. l 31 dicembre 2015 risiedono in Italia 60 milioni 665.551 persone, di cui più di 5 milioni di stranieri; 8,3% dei residenti a livello nazionale, 10,6% al Centro-nord. Secondo l’istituto di statistica Istat nel corso del 2015 il numero dei residenti ha registrato una diminuzione consistente per la prima volta negli ultimi 90 anni: il saldo complessivo è negativo per 130.061 unità. Il fenomeno riguarda esclusivamente la popolazione di cittadinanza italiana – 141.777 residenti in meno – la popolazione straniera aumenta di 11.716. Questo calo è dovuto in gran parte alla continua diminuzione delle nascite, trend in atto dal 2008. L’anno scorso i nati nel Bel Paese sono stati meno di mezzo milioni, in calo di ben 17mila unità rispetto al 2014. Di questi, 72mila erano stranieri, vale a dire poco meno del 15% del totale. Per contro i decessi registrati sono stati oltre 647mila, 50mila in più del 2014.
c.s. – Giovanni D’Agata – Sportello dei Diritti