Sul fronte della ripresa il futuro non lascia presagire nulla di realmente positivo e, se il Governo non perde occasione per sbandierare dati (mai definitivi) e previsioni (puntualmente disattese), il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non più tardi della giornata di ieri ha parlato di ripresa ancora da consolidare e valutazioni deludenti sul potenziale di crescita della nostra economia. Insomma, non soltanto l’uscita dalla crisi è molto lenta ma addirittura è a rischio il conseguimento del calo del rapporto tra debito pubblico e Pil nell’anno in corso.
Quale occasione più adatta per ribadire con maggiore risolutezza che in tema di privatizzazioni si può e si deve fare di più. Il nostro Paese, in poche parole, deve conoscere una nuova fase di (s)vendita del patrimonio economico, anche se questo, secondo Visco, non è sufficiente perché il secondo campo sul quale sarà necessario intervenire ulteriormente è quello del controllo dei conti pubblici. E qui il discorso del direttore della Banca d’Italia si fa interessante perché la lente di ingrandimento si sposta sugli organici delle banche e sulla riduzione degli sportelli, soprattutto con riferimento agli istituti in difficoltà, avendo riguardo alle possibili ripercussioni sui dipendenti che dovrebbero essere attenuate delle nuove norme sul fondo di solidarietà.
Questo, almeno, è il panorama dipinto dal numero uno della Banca d’Italia, secondo quanto diffuso dal sito dell’agenzia Ansa. Un futuro nebuloso e dai contorni sempre più incerti. E, se l’obiettivo resta quello del benessere e della sicurezza, considerando il tasso ancora alto di disoccupazione che influisce sul livello dell’inflazione, la strada non può essere quella dell’erezione di barriere nazionali che, invece, potrebbe causare “danni certi e ingenti”, quanto piuttosto, in primo luogo, quella delle privatizzazioni e, in secondo luogo, quella degli incentivi all’innovazione e del sostegno ai redditi dei più poveri, nonché del “rilancio degli investimenti pubblici mirati” e della “riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro”. Insomma, la solita cantilena che fino ad oggi non ha prodotto (e molto probabilmente non produrrà neppure in futuro) nulla di rilevante, quantomeno se non connessa a un piano strategico di ripresa del nostro tessuto socio-imprenditoriale.
In quest’ottica, infine, un posto di primaria importanza viene occupato dal tema della legalità, considerata “condizione cruciale per lo sviluppo”, sia rispetto al “contrasto dell’evasione fiscale della corruzione e della criminalità organizzata” per “sostenere l’attività delle tante imprese competitive”, sia rispetto all’obiettivo di “ridare efficienza a Pubblica amministrazione e alla giustizia civile”.