Il 3 Giugno, venerdì, comincia quello che gli “analisti” chiamano il “Tax Freedom Day”, cioè il giorno in cui il lavoratore non lavora più per il fisco ma per se stesso. Quest’anno a differenza del 2015 cade 3 giorni prima, forse un flebile segnale che la pressione fiscale sembrerebbe almeno arrestarsi. A rendere nota la data è la Cgia di Mestre, secondo cui si lavora per lo Stato 154 giorni: “Sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale reale che quest’anno tocca il48,4%, 6,2 punti in più rispetto a quella ufficiale”.(TgCom24) Lo studio a nome di Paolo Zabeo, precisa che il gettito fiscale previsto per quest’anno sarà inferiore di circa 5 miliardi a causa dell’abolizione della tassa sulla prima casa;l’ abolizione, per quanto riguarda l’IRAP, dell’imposta per le imprese agricole e le cooperative di piccola pesca, con un risparmio di 167 milioni di euro. Il super ammortamento delle spese per investimenti al 140% e i nuovi crediti di imposta per le attività ubicate nelle aree svantaggiate del Paese garantiscono un minor gettito pari a 787 milioni di euro. Di certo, precisano i redattori dello studio, se tornassimo indietro al 1996 o 2006 la situazione è peggiorata di 5 giorni, visto che allora ci si era liberati dal pagamento delle tasse il 29 maggio, 2 giorni dopo rispetto al risultato ottenuto nel 1996, anno bisestile. Il segretario della Cgia Renato Mason si augura che il governo dopo i famosi 80€ alle retribuzioni medio-basse adotti anche delle misure a vantaggio delle partite Iva, abolendo l’Irap e riducendo le aliquote Irpef.