E’ la fotografia di un’Italia in lenta ripresa ma con le donne discriminate ed i giovani senza lavoro quella scattata dal rapporto annuale Istat 2016. Una ripresa, quella del Paese, già iniziata nel 2015 e che proseguirà nel 2016. Nel 2015 l’Italia ha registrato per la prima volta dopo tre anni una crescita del Pil, ma nel Paese aumentano le diseguaglianze dal punto di vista della distribuzione del reddito. Per gli esperti dunque, dopo la recessione degli ultimi tre anni, nel 2015 il Pil ha segnato una moderata crescita in volume (+0,8%), che riflette la marcata accelerazione dell’attività nel primo trimestre e il progressivo rallentamento nel resto dell’anno. Il dato dolente è rappresentato dalle diseguaglianze dal punto di vista lavorativo tra uomini e donne. La differenza di genere resta una delle principali fonti di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi lordi da lavoro sul mercato. Per gli uomini occupati è relativamente più facile che per le occupate raggiungere livelli più elevati di reddito. Il reddito da lavoro cresce al crescere dell’età, con una flessione negli anni che precedono il pensionamento. L’irregolarità temporale del lavoro ha effetti quantitativamente e qualitativamente molto rilevanti sulla disuguaglianza dei redditi primari. E inoltre la popolazione italiana è tra le più longeve. A superare la soglia dei 100 anni compiuti sono soprattutto le donne. I giovani sono pochi, il peso delle nuove generazioni è fra i più bassi d’Europa. Giovani troppo qualificati, 1 su 4 ha contratti di lavoro a tempo determinato dunque oltre uno su tre tra i 15 e i 34 anni è “sovraistruito”, troppo qualificato per il lavoro che svolge. La quota è 3 volte superiore a quella degli adulti (13%). Tra i giovani inoltre è più diffuso il part time, soprattutto involontario (77,5% dei part timer giovani, contro il 57,2% degli adulti), che sottende un’ampia disponibilità di lavoro in termini di orario che rimane insoddisfatta. Inoltre anche il lavoro temporaneo è diffuso soprattutto tra i giovani: ha un lavoro a termine un giovane su 4 contro il 4,2% di chi ha 55-64 anni. Persiste la generazione dei “bamboccioni”: nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni hanno vissuto ancora a casa con i genitori. Il dato ha riguardato nel 68% dei casi i ragazzi e nel 57% le ragazze. E ancora Il grado di “connettività” dell’Italia è tra i più bassi d’Europa, superiore solo al valore della Croazia. La diffusione della fibra su tutto il territorio porterebbe ad uno scatto di competitività in tutti i settori.